Quest’estate mi sono accorto come non mai che i nuovi adolescenti sono molto differenti da me e dai miei coetanei. È come se la mia generazione avesse avuto un’altra educazione, forse più severa, più libera o forse una giovinezza senza filtri tecnologici.
Non so ancora di preciso a cosa sia dovuto questo fatto, ma sono certo che i ragazzi della mia generazione o di quelle precedenti portavano molto più rispetto sia ai loro coetanei sia alle persone più anziane. Non so se questo sia dato da una società più rispettosa, con ancora dei valori etici, morali e religiosi oppure da un fatto legato ad una fase di passaggio. Sta di fatto però che prima ai ragazzini difficilmente si ripetevano le cose. Ora vedo, ad esempio, che il barista riprende dei giovani al tavolo del suo locale perché appoggiano i piedi sulle sedie e questi anziché scusarsi, o comunque toglierli, lo deridono come se le sedie fossero di loro proprietà soltanto perché pagano la consumazione. Penso che gran parte della colpa sia di una società perbenista che fa sì che la persona si senta e cresca in una botte di ferro tale per cui niente e nessuno possa mettergli i piedi in testa. È la società di oggi che tende a far crescere un figlio così; si è diventati troppo buoni per paura di sbagliare o perché “non è corretto punire un bambino”. Ma siamo sicuri che la maniera con la quale si educavano i figli una volta erano scorretti? Se un bambino sbaglia, bisogna fargli capire l’errore e attraverso una punizione più o meno severa lui potrà apprenderlo meglio. È lo stesso metodo che vediamo negli sport, con lo Stato e nella dinamica: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria; quindi, a ogni errore corrisponde una punizione. A furia di far passare come normalità la mancanza di “no” o di punizioni, il bambino crescerà sicuro di sé e delle sue azioni, o meglio, sicuro di essere sempre più bravo degli altri mancandogli spesso di rispetto. Non è un caso se un mio carissimo amico, un uomo di una notevole stazza, mi ha confessato di vedere sempre più incivili nel suo locale che spingono la gente senza chiedere né “permesso” né “mi scusi”. Quante volte si sente di docenti aggredite verbalmente o peggio fisicamente per il solo fatto di aver messo una nota o un brutto voto dopo un’interrogazione? Pazzesco, roba che mette i brividi solo a sentirla. Purtroppo, anche i genitori stessi spesso intervengono in favore dei propri figli e questo li rende ancora più forti, consci del fatto di avere un ulteriore scudo.
Altro punto interessante che manifesta l’ignoranza delle nuove leve penso siano i Social. Essi hanno influito parecchio nelle loro vite; soprattutto il fatto di vivere con e dentro di essi, ha reso i giovani delle persone molto superficiali e disattente. Io stesso mi ci metto dentro. Nel senso che non abbiamo più la pazienza di aspettare che una cosa arrivi perché siamo abituati a un click per ottenere ogni tipo di informazione. Non è un caso che le App sono studiate per far sì che le persone stiano più a lungo con l’App aperta e quindi si cerca di creare contenuti sempre più brevi. Legato al discorso internet, se già con la mia generazione i giovani sognavano un successo come calciatore o velina, questa generazione pensa di poter avere successo senza bisogno di impegnarsi e gran parte di essa sogna di poter diventare un influencer senza però sapere che la percentuale di successo è minore rispetto al diventare uno sportivo di professione. Infine, ancora più grave, c’è il fatto che veramente si pensi di poter guadagnare bei soldi vendendo la propria immagine e il proprio corpo senza pudore. E in effetti, quanto costa farsi 1 foto da inviare ad uno sconosciuto? Forse 5 secondi. Ma qui è normale che un ragazzo lo pensi, bisogna prima educarlo e fargli capire cosa c’è dietro quello che lui vede. Non voglio giudicare e neanche fare confronti tra generazioni perché non ha letteralmente senso. Però, oggi dare un telefonino ad un bambino è un grosso azzardo. È un gesto che può portare a molti rischi, tra cui il fatto di dare la possibilità al giovane di entrare e conoscere in un mondo 2.0 dentro il quale tu genitore hai difficilmente accesso. Da qui, vediamo giovani che conoscono il sesso, la droga e l’alcol. Insomma, ragazzi che crescono in fretta e forse anche troppo. E sempre da qui che poi possiamo vedere ragazzi sempre più ignoranti che prediligono programmi trash a programmi di cultura. Sono abituati fin da subito a vedere queste cose, abituati a vedere video spazzatura e abituati al nulla. Ricordiamoci che tutto, se usato nella maniera corretta è di grande aiuto. Penso quindi che le cose debbano essere date a tempo debito, con una profonda ed attenta formazione. È infatti una critica anche e soprattutto alla generazione nata tra il ’70 e ’80, la generazione che in Italia ha vissuto nella ricchezza del boom economico e che quindi ha una visione della vita sicuramente positiva e rosea. Vivendo quindi lo splendore del nostro Paese, possono forse sottostimare o non comprendere a pieno i rischi che ci sono, soprattutto con le nuove tecnologie.
“Ma ai miei tempi la vita era migliore!”? So che ci sono adolescenti molto in gamba, con la testa sulle spalle e la voglia di spaccare il mondo. Come so che esistono adulti maleducati che vivono portando rispetto solo per sé stessi. La mia speranza rimane quella di una società più spensierata, ma al contempo stesso con principi etici e religiosi solidi e coerenti cosicché i giovani possano magari farsi un’idea della vita traendo vantaggio dai lati positivi dei loro predecessori.
Marco C. – Milano
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