Pellegrini per il clima

cop21-label_reduit_transparentPARIGI, 2015 novembre 28.

Si sono dati appuntamento ieri sera nella chiesa di Saint-Merry i trecento “pellegrini climatici” giunti a Parigi dopo aver percorso le strade di mezzo mondo. Alcuni hanno fatto migliaia di chilometri a piedi o in bicicletta, altri solo qualche tappa in automobile o in treno, ma l’importante era arrivare in tempo per la ventunesima Conferenza delle parti (Cop21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma dal 30 novembre all’11 dicembre nella capitale francese. Ci sono gruppi provenienti dall’Italia, dalla Germania, da Scozia e Inghilterra, da Paesi Bassi e Scandinavia, dalle Filippine, dal Perú, dal Kenya. Fra essi c’è anche la delegazione della Federazione organismi cristiani di servizio internazionale volontario (Focsiv), partita da piazza San Pietro con il motto «Una terra. Una famiglia umana. In cammino verso Parigi».

Oggi a Saint-Denis — riferisce il Sir — insieme ai leader di diverse religioni i “marciatori per il clima” (come sono stati anche chiamati) consegneranno una petizione a rappresentanti dell’Onu e del Governo francese.

Ad accoglierli, ieri, a nome delle Chiese cristiane di Francia, Elena Lasida, docente all’Institut catholique de Paris e chargée de mission presso la Conferenza episcopale francese: «Siete venuti pellegrini climatici a Parigi per dire ai grandi della terra che l’umanità deve fare il possibile per salvare la terra. Noi vi accogliamo e uniamo la nostra voce alla vostra. Arrivate nel giorno in cui la Francia rende omaggio alle vittime degli attentati del 13 novembre. La vostra presenza qui è il segno della solidarietà con chi ha scelto la vita contro le forze della morte e della distruzione». Erano presenti all’incontro il vescovo di Le Havre, Jean-Luc Brunin, presidente del Consiglio famiglia e società, il vescovo di Troyes, Marc Stenger, presidente di Pax Christi France, e François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia. Al termine della cerimonia, si è pregato per le gravi conseguenze dei cambiamenti climatici e per le vittime del terrorismo in Mali e in Tunisia, a Beirut e a Parigi. I diversi rappresentanti dei gruppi hanno poi portato al centro della chiesa delle candele accese e si è data lettura del Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi.

«L’incontro organizzato questa sera è per accogliere qui a Parigi i pellegrini provenienti da tutto il mondo. È la parabola dell’umanità in cammino che vuole prendere in mano il futuro», ha detto monsignor Brunin, sottolineando che «la loro presenza vuole essere un segno forte per chi sarà impegnato in questi giorni nelle negoziazioni per la Cop21, per dire loro che c’è un popolo che si è messo in marcia ed è preoccupato per l’avvenire del clima». Si spera che le negoziazioni facciano emergere l’impegno degli Stati per una reale inversione di tendenza. Il vescovo francese ha poi ricordato che da Nairobi «Papa Francesco ha lanciato un appello per dire che bisogna prendere con urgenza delle decisioni perché sono le popolazioni più povere a essere le prime vittime del cambiamento climatico. Una situazione — ha continuato il presule — di cui sono responsabili i Paesi ad alto sviluppo e inquinamento. C’è dunque un’ingiustizia sulla terra. È per questo che i pellegrini che sono qui chiamano alla giustizia climatica. È urgente che i leader politici ascoltino la loro voce e prendano decisioni vincolanti prima che sia troppo tardi».

In vista della riunione di Parigi la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) ha pubblicato un rapporto sulla protezione del clima, redatto da cinque esperti. Alla vigilia della Cop15 di Copenaghen, nel 2009, «tutti speravano in un accordo vincolante, che sostituisse il Protocollo di Kyoto», ma «quella speranza non si è concretizzata» e «poco o di fatto nulla è cambiato da allora», si legge nel dossier. Oggi però c’è una «speranza prudente» per il possibile raggiungimento di un «accordo vincolante che permetta di limitare l’aumento delle temperature medie mondiali a un massimo di 2 gradi rispetto al periodo pre-industriale». L’ostacolo più grande è «l’enorme divario tra Paesi ricchi e poveri e il ruolo particolare delle nazioni emergenti», elementi che richiedono l’adozione di misure specifiche. Riprendendo l’enciclica di Papa Francesco Laudato si, la Comece rilancia l’appello per una «conversione individuale» e una «conversione strutturale, a livello politico, economico e sociale».

Da domani, domenica, si pregherà per il clima in molte chiese nel mondo. Anche in Argentina, dove la Commissione giustizia e pace dell’episcopato ha invitato i fedeli a speciali momenti di raccoglimento durante la messa.

(Osservatore Romano)

Avvento di preoccupazione o di speranza?

Cari amici zaccariani,
in questo tempo di Avvento e di Natale voglio raggiungervi con piccole riflessioni domenicali senza grosse pretese, semplicemente con il desiderio di condividere il tempo dell’Avvento per non restare soli in questo cammino di speranza.

Il sole, la luna, le stelle che cadono, il mare che si rivolta invadendo l’universo; sono immagini apocalittiche che comunque ci turbano e ancora di più in questi giorni drammatici e terribili.
Sole, luna, stelle sono gli idoli del tempo dei vangeli, gli idoli che cadranno per lasciare spazio all’Eterno. Pur con i segni della morte violenta subita l’Eterno torna tra noi nella sua gloria, per redimere i nostri corpi, per dare compimento alla nostra storia.
Con il cristianesimo la storia non torna più su stessa, o perde un fine indefinito, la storia trova un senso, il senso della comunione con un Dio che ha voluto fare comunione con noi nel Figlio suo Gesù!
Il tempo dell’Avvento è proprio questo riflettere sulla nascita umana di Gesù a Betlemme per tendere, per comprendere alla “rinascita” definitiva nella storia.
Questo tempo dell’Avvento è il tempo in cui “ripassare” il modo in cui vivo e viviamo l’attesa di Gesù. Però per ripassare bisogna fare i compiti!
Quale compito ci offre oggi la liturgia, in questa 1^ domenica di Avvento 2015? Vegliate e pregate!
State svegli, come le sentinelle, state all’erta, entrate di più nel mistero di Gesù!
Ecco, siamo invitati a pregare, bella scoperta, dirà qualcuno!
Come posso pregare con tutto quello che ho da fare?
Come si prega oggi, nel terzo millennio?
C’è la grande preghiera della domenica, nella quale tutto trova il suo senso e da questa preghiera che è l’Eucaristia dobbiamo raccogliere i semi per la nostra preghiera quotidiana; durante i giorni della settimana riprendere la parola di Dio; ricordare alcune parti della messa perché mettano radice nella nostra vita di ogni giorno, p.e. il “mistero della fede”. Come annuncio la morte, proclamo la risurrezione, e attendo la tua venuta Signore?
Questa memoria quotidiana è un grande strumento per entrare nel mistero di Gesù, perché l’Avvento prima che cose da fare, è una persona da incontrare e conoscere!
Ma il pregare è unito al vigilare, vigilare sulla storia, su questa aggrovigliata storia.
Per vigilare dobbiamo compiere uno sforzo culturale, prendere in mano un giornale e leggerlo, oppure un libro, scegliere un tema e affrontarlo.
Cosa significa annunciare la morte, proclamare la risurrezione, attendere la venuta di Gesù se non ci preoccupiamo della storia in cui viviamo?
Viviamo in un mondo globalizzato, ma dobbiamo scegliere se vivere nella globalizzazione dell’indifferenza o nella globalizzazione della responsabilità.
Domanda:
quale responsabilità cristiana
e quale responsabilità civile (posto che le due si possano dividere?) in questo Avvento?

The richness of the infinitely small

The richness of the infinitely small

The man has long acted as if natural resources were inexhaustible. We now know that this is not the case! If we are to ensure the living conditions of future generations, it is necessary to conduct today active preservation policies.
In the plant kingdom, they pass through both the preservation of the biodiversity of species and their environment, and by developing seed banks to conserve genetic resources.
The major challenge of this century will be to feed and ensure decent living conditions for a population growing exponentially: the FAO (United Nations Food and Agriculture) provides as well as the world population could s increase to two billion by 2030! This demographic explosion is accompanied by an intensification and agricultural standardization; urban development is carried out to the detriment of natural or agricultural areas. All these factors have resulted in the regression of plant genetic resources. But each genetic resource is alive, his loss is irreparable.
The richness of the infinitely small makes the richness and strength of our world, let us take conscience and act now!

Nicolas Legrain

Disarmali e disarmaci, Signore

pubblichiamo volentieri la preghiera che i vescovi francesi hanno redatto all’indomani dei gravi attentati di Parigi, secondo lo spirito dei monaci di Thibirine.

Disarmali, Signore:
sappiamo quanto questa violenza estrema
sia il sinistro pane quotidiano
in Iraq, in Siria, Palestina,
Centrafrica, Sudan, Eritrea, Afghanistan.
Ora si è impossessata di noi”.

Disarmali Signore:
e fa che sorgano in mezzo a loro
profeti che gridano
la loro indignazione e la loro vergogna
nel vedere come hanno sfigurato
l’immagine dell’Uomo,
l’immagine di Dio”.

Disarmali, Signore
dandoci, se necessario, poiché è necessario,
di adottare tutti i mezzi utili
per proteggere gli innocenti
con determinazione.
Ma senza odio.

Disarma anche noi, SignoreDacci, Signore,
la capacità di ascoltare
profeti guidati dal tuo
Non farci cadere nella disperazione,
anche se siamo confusi
dall’ampiezza del male in questo mondo”.

Disarmaci, Signore
e fa’ in modo che non ci irrigidiamo
dietro porte chiuse, memorie sorde e cieche,
dietro privilegi
che non vogliamo condividere.

Disarmaci, Signore
a immagine del tuo Figlio adorato
la cui sola logica
è la sola veramente all’altezza
degli avvenimenti che ci colpiscono:
la logica che dice:
“La vita nessuno me la toglie.
Sono io che la dono”(Gv 10,18)”.

 

Strada facendo

La musica nel buon viaggio della vita

A ben pensarci c’è sempre una musica che accompagna il cammino della nostra vita. Verso l’università o il posto di lavoro, nel ritorno a casa, di fronte al paesaggio che scorre dal finestrino del treno ovvero nei momenti difficili. La musica ci tiene la mano per tutte le nostre strade, quelle che intraprendiamo ogni giorno e quelle che affrontiamo solo una volta, per percorrere un viaggio, alla ricerca di noi stessi, di altri oppure di qualcosa che non c’è.
Per tutto ciò vogliamo scrutare la musica del cammino, come metafora di vita.
È il cammino, o meglio quella “road” a cui, tanto tempo fa, si legò un ragazzo di Liverpool e che d’allora, probabilmente non ha ancora dimenticato. È quel percorso di vita che hanno scelto in tanti, ciascuno a suo modo: dedicando completamente la loro esistenza a Dio o semplicemente scrivendo a Lui, note d’amore in notti senza fine, come cantava Baglioni nella sua “Notte di note, note di notte”. Ed è infine quella strada che insegna a coltivare la speranza in qualunque momento: perché appunto, “Strada facendo”, non si smette mai di imparare.
Su questa musica in cammino leggiamo ben tre canzoni: italiana, inglese e statunitense.
Dagli Stati Uniti, in quel ricco fiume che è la Christian music, prendiamo “I will follow” di Jon Guerra. Nato in California nel 1985, sposato, esponente del genere pop-rock cristiano a dimostrazione del fatto che tutti possono avvicinarsi attraverso diverse strade, a Dio, anche attraverso la musica. Jon inizia a comporre, scrivendo e arrangiando personalmente le sue canzoni, a partire dal 2011. Nel 2014 ecco che arriva uno dei singoli, se non il singolo, di maggiore successo nella sua, finora, breve carriera. “I will follow” è tanto apprezzata da entrare nelle principali classifiche dedicate alla musica cristiana di quell’anno, e si distingue per la chitarra che dolcemente accompagna la strofa, divenendo più decisa e prorompente nel ritornello. Nel testo, Jon semplicemente indica l’intenzione di seguire il cammino di Dio ovunque e in qualunque momento, nel bene e nelle tempeste della vita, compresa quella della morte. È forse la voce però, di particolare gradimento, che ha reso questa canzone e lo stesso artista, apprezzati all’interno del panorama musicale cristiano. Posso affermare che il cammino cristiano da seguire, ciascuno secondo la propria vocazione, è a noi più chiaro, ora che anche Jon Guerra ci ha insegnato come fare.
Da un cantautore all’altro, per la prima volta presentiamo una canzone italiana. E parlando di strade, non si può non citare colui che negli anni si è definito “Un cantastorie dei giorni nostri”, “Viaggiatore sulla coda del tempo” e “L’uomo della storia accanto”. Colui che partendo da dolci ballate e da struggenti canzoni d’addio è maturato con la sua musica, riflettendo come pochi hanno saputo fare, sulla vita, tanto da ricordarci che “La vita è adesso (ma il sogno è sempre)” e da augurare definitivamente a tutti noi, “Un buon viaggio della vita”. Claudio Baglioni non ha bisogno di presentazioni, ma la sua “Strada facendo” probabilmente sì. Conosciuta forse da tutti, è più di un’allegra canzone che viene cantata ormai da più di trent’anni. Di questo se n’è sicuramente accorto Papa Francesco quando ascoltando la canzone chiese esplicitamente venisse proposta alla giornata di festa agli anziani il 28 settembre 2014.
“Strada facendo” è un messaggio di speranza affinché chi l’ascolta possa sempre ricordare che, proprio strada facendo, non si è mai del tutto da soli, e che c’è sempre un po’ d’amore per noi. E la speranza non va mai perduta, neppure quando sembra di avere “un’anima smaniosa a chiedere di un posto che non c’è”, quando accanto si ha “un’ombra lunga di malinconia” e ci si ritrova “col viso sopra il petto a leggere i dolori ed i propri guai”. Anche nel momento in cui sembra di dire a se stessi che sono “Io troppo piccolo fra tutta questa che c’è al mondo, io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai!”. Ma soprattutto c’è speranza anche quando lo stesso Baglioni si accorge che “una canzone, neanche questa potrà mai cambiar la vita” e si domanda, così come forse ci siamo domandati più volte tutti “ma che cos’è che mi fa andare avanti e dire che non è finita? Cos’è che mi spezza il cuore tra canzoni e amore e che mi fa cantare e amare sempre più, perché domani sia migliore, perché domani tu strada facendo vedrai che non sei più da solo?”. Neppure il saggio Claudio Baglioni è mai riuscito a spiegare quale forza permetta a lui di non perdere la speranza e di trasmetterla ad altri. Però un riascolto della canzono anche dopo 34 anni avrà qualche cosa da dire anche a noi.
Andando ancora più indietro nel tempo ecco la terza canzone, l’ennesima che non verrà mai dimenticata. Probabilmente non sarà il pezzo di maggior successo di questo gruppo musicale, nominato addirittura dalla NME Award come peggior singolo di quell’anno, ma la sua storia suggerisce che venga ricordato oggi, poiché si parla di strade, cammini e vita.
Inevitabilmente, almeno, la vita di qualcuno è stata cambiata dal quartetto di Liverpool, The Beatles, che non significa “Gli scarafaggi”, ma invece, se pur con una modifica all’interno della parola stessa, “I coleotteri”. La rivista Rolling Stone ha definito i quattro ragazzi di Liverpool, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison come coloro che tra il 1960 e il 1970 hanno inciso maggiormente nella storia della musica, tanto da definire questo fenomeno chiamato “Beatles”, come il gruppo musicale più grande di tutti i tempi.
Ma perché tra tutti i loro grandi successi, compresi “Yesterday”, “Love me do”, “Let it be”, “Hey Jude”, “Yellow Submarine” vogliamo scrivere di quello che è stato votato come loro peggiore singolo: “The long and winding road”? Ascoltare questa canzone, significa vivere uno dei momenti più profondi e tristi della carriera del gruppo inglese, visto che fu proprio “la lunga e ventosa strada”, a sancire lo scioglimento del gruppo. Tale scelta fu presa non a causa dei risultati inattesi del pezzo, ma poiché la ballata intensa, delicata e dolente, scritta da Paul McCartney, e che lo stesso McCartney aveva in mente, fu in parte modificata dal produttore Phil Spector, a insaputa del suo interprete. L’aria troppo pesante, che ormai si respirava da tempo, probabilmente visti anche i difficili rapporti che il gruppo aveva con la compagna di John Lennon, Yoko Ono, portò definitivamente alla rottura e così le strade, davvero lunghe e ventose, si separarono.
“The long and winding road” è interessante per questo motivo, ma anche perché una delle opere più personali e significative dell’autore, dal momento che Paul McCartney stesso disse che questa era la strada che lui percorreva di ritorno a casa, ossia la B842, la quale serpeggia per venticinque chilometri la costa orientale della penisola di Kintyre per giungere alla sua fattoria. È lungo questa, che si trovava la casa della giovane donna che non contraccambiava l’amore provato per lei. In tale strada Paul si è spesso trovato da solo, di fronte a una porta che non si è più aperta. Ecco perché, se si parla di strade, o di “roads”, è necessario ricordare questa canzone.
Così come hanno fatto Jon Guerra, Claudio Baglioni e Paul McCartney, tutti quanti siamo chiamati a percorrere, assieme a loro e alla loro musica, le strade della nostra vita. È spesso un cammino difficile, lungo e ventoso, ma è solamente in questo modo che ci si può accorgere quanto sia unico questo viaggio. Non resta che augurare a tutti un buon viaggio della vita!

RobyElDima

Presentazione dell’enciclica Laudato sì / 2

La realtà cui si rivolge Laudato si

Un metodo cristiano, che segue dal Concilio Vaticano II è quello di ascoltare il mondo prima di offrire delle proposte di soluzione; certo è un cammino più lungo, ma è il metodo di Dio che ha mandato il suo Figlio per imparare la lingua degli uomini così da poter insegnare a questi la sua lingua.
La nostra tradizione barnabitico/zaccariana potrebbe dirci: forte della tua conoscenza di Cristo impara a conoscere la quotidianità dell’uomo per condurlo a Cristo.
Il dato di fatto è la velocità dei cambiamenti socio/culturali che contrastano con la naturale lentezza del tempo biologico, dell’universo e della persona. Cioè la nostra mente è più lenta del correre del mondo.
A seguito dei drammi e dei disagi apportati dalla fiducia irrazionale nel progresso, siamo invitati a «prendere dolorosa coscienza, a osare di trasformare in sofferenza personale quello che accade nel mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può apportare» (19).
Questo primo capitolo vuole analizzare, anche con informazioni dettagliate, le disfunzioni ecologiche del pianeta tenendo presente due costanti ineludibili riferimenti: il bene comune e l’uomo, specialmente il povero. Non basta parlare di ecologia se non si tengono continuamente presenti queste due coordinate, anche perché finanza e tecnologia agiscono volontariamente dimenticandole!
Se la natura ha un «modello circolare di produzione», la finanza e la tecnologia hanno invece come unico dogma il «modello dello scarto», della spazzatura! (22).
Da ciò ne conseguono tutti i problemi di cambiamenti climatici che però ancora non hanno portato «a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione, di consumo» (24), una mancata coscientizzazione che si rivolta sui paesi più poveri!
Il problema dell’acqua! Il mancato accesso all’acqua potabile, il generarsi di conflitti legati all’oro blu!
Il problema della perdita delle biodiversità! «Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto» (33).
«Se teniamo conto del fatto che anche l’essere umano è una creatura di questo mondo, che ha diritto a vivere e a essere felice, e inoltre ha una speciale dignità, non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone» (43).
Pensiamo all’urbanizzazione selvaggia e alle isole verdi per ricchi! «A questo si aggiungono le dinamiche dei media e del mondo digitale, che, quando diventano onnipresenti, non favoriscono lo sviluppo di una capacità di vivere con sapienza, di pensare in profondità, di amare con generosità… non dovrebbe stupire che insieme all’opprimente offerta di tanti prodotti, vada crescendo una profonda malinconica insoddisfazione nelle relazioni interpersonali, o un dannoso isolamento» (47).
«Vorrei poi osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi» (49). Per affrontare questo problema non basta indurre a una riduzione della natalità o incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni! Dimenticando lo spreco alimentare e la distribuzione dei rifiuti! (cfr. 50.51).
Come denunciamo il debito economico, altrettanto dovremmo denunciare il debito ecologico e risolverlo! Dobbiamo rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana! (cf. 52).
«Mai abbiam maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza. Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino le strade…» (54).
Attenzione al pericolo di credere che tutto ciò sia falso con la conseguenza di riuscire a prendere decisioni coraggiose.

Domande:
Hai mai provato la sensazione di una vita, di un corpo che corre troppo veloce, rispetto al tuo pensare, amare, ridere, piangere… ?
Quali realtà del mondo ti fanno soffrire?
Il bene comune è uno dei tuoi valori nelle scelte quotidiane?
Hai compreso la differenza tra “modello circolare” e “modello scarto”? Quale modello segui?
n. 47: Cosa ne pensi rigurdo l’affermazione che la forte comunicazione tecnologica odierna ha portato a una malinconia delle relazioni?

Preferisci un consumismo esasperato o la riduzione della natalità?
Sei tu o sono gli altri che trattano male il pianeta?
Quanto operi per rendere più bello il mondo?
La questione ecologica è un falso problema? 60s

Apresenteçao da enciclica Laudato sì / 2

A realidade que se destina Louvado seja

Um método cristão, que continua desde o Concílio Vaticano II é aquel de ouvir o mundo antes de oferecer propostas de soluções; com certeza é um caminho mais longo, mas é o método de Deus que enviou seu Filho para aprender a língua dos homens para que Ele possa ensinar-lhes a Sua língua.

A nossa tradição barnabitico/zaccariana poderia nos dizer: forte do teu conhecimento sobre Cristo aprende a conhecer a quotidianidade do homem para conduzi-lo a Cristo.

O facto que se consta é a velocidade das mudanças sócio / culturais que contrastam com a lentidão natural do tempo biológico, do universo e da pessoa.

A seguir das tragédias e dificuldades trazidas pela confiança irracional no progresso, somos convidados a “tomar consciência dolorosa, ousar para transformar o sofrimento pessoal que acontece no mundo, e, assim, reconhecer o que é a contribuição que cada um pode fazer” (19) .

Este primeiro capítulo tem como objetivo analisar, também com informações detalhadas , as disfunções ecologicas do planeta ecológica tendo em mente duas constantes referências que nao desiludem ​​: o bem comum e o homem , especialmente os pobres . Não basta falar sobre a ecologia se não forem mantidas continuamente essas duas coordenadas , também porque finanças e tecnologia agem voluntariamente esquecê-as !

Se a natureza tem um “modelo circular de produção”, o financiamento e a tecnologia têm em vez como unico dogma o “modelo do descarte,” do lixo! (22).

Daí derivam todos os problemas decorrentes das alterações climáticas que contudo, ainda não levaram “a tormar consciencia da necessidade das mudanças de estil de vida, de produção, de consumismo” (24) uma falta de consciência de que é voltado aos países mais pobres!

O problema da água! A falta de acesso à água potàvel, o surgir de conflitos ligados ao ouro azul!

O problema da perda de biodiversidade! “Por nossa causa, milhares de espécies já não darão glória a Deus com a sua existência, nem poderão comunicar-nos a sua própria mensagem. Não temos direito de o fazer.” (33)

“Tendo em conta que o ser humano também é uma criatura deste mundo, que tem direito a viver e ser feliz e, além disso, possui uma dignidade especial, não podemos deixar de considerar os efeitos da degradação ambiental, do modelo actual de desenvolvimento e da cultura do descarte sobre a vida das pessoas”. (43)

Pensemos à urbanização selvagem e às ilhas verdes para os ricos! “A isto vêm juntar-se as dinâmicas dos mass-media e do mundo digital, que, quando se tornam omnipresentes, não favorecem o desenvolvimento duma capacidade de viver com sabedoria, pensar em profundidade, amar com generosidade…não deveria surpreender-nos o facto de, a par da oferta sufocante destes produtos, ir crescendo uma profunda e melancólica insatisfação nas relações interpessoais ou um nocivo isolamento.” (47)

“Gostaria de assinalar que muitas vezes falta uma consciência clara dos problemas que afectam particularmente os excluídos.” (49) Para enfrentar este problema não basta apenas conduzir a uma redução da natalidade ou inculpar o crescimento demografico e nao o consumismo extremo e seletivo de alguns! Esquecendo o desperdício de alimentos e a distribuição de resíduos de lixo! (Ver. 50.51).

Como comunicar a dívida econômica, assim como devemos denunciar a dívida ecológica e resolvê-lo! É preciso reforçar a consciência de que somos uma família humana! (Cf. 52).

“Nós nunca maltratamos e insultamos a nossa casa comum como nos dois últimos séculos. Em vez disso, somos chamados a ser instrumentos de Deus Pai, porque o nosso planeta seja aquel que ele sonhava em criar-lo e responda ao seu projeto de paz, beleza e plenitude. O problema é que não temos ainda a cultura necessária para enfrentar esta crise e precisamos construir a liderança, que mostrem as estradas … “(54).

Cuidado ao perigo de acreditar que tudo isto seja falso com o resultado de conseguir tomar decisões corajosas.

Perguntas:
Alguma vez você já experimentou a sensação de uma vida, de um corpo que corre muito rápido, mais do que o seu pensamento, amar, rir, chorar…?
Quais realidades do mundo fazem voce sofrer?
O bem comum é um dos seus valores nas suas decisões quotidianas?
n. 47: comunicação tecnológica e melancolia dos relacionamentos?
Prefere um consumismo de exaperação ou a redução da taxa de natalidade?
É você ou são outros que maltratam o planeta?
A questão ecológica é um falso problema? 60s