Un anno dopo Mosul

Dopo aver celebrato degnamente
la memoria dei santi padri conciliari,
grazie alla cui riflessione
abbiamo ricevuto in eredità
il dono di una fede più chiaramente spiegata,
oggi la Chiesa ci invita
a commemorare ancora
martiri antichi e contemporanei.
Preghiamo dunque in special modo
per i nostri fratelli cristiani e non d’Iraq,
che un anno fa, il 18 luglio 2014,
sono stati cacciati dalle loro case (la Piana di Ninive)
e marchiati con la lettera ن (nun, nazireo),
non per la loro salvezza!
Chiediamoci come corroborare
il nostro coraggio e capacità di camminare
sulle acque di tanta incertezza
e poca accettazione e interessamento,
coraggio che invece essi hanno!
Forse perché ascoltano
solo la voce del Cristo che dice,
“Vieni”, “Coraggio, non abbiate paura!”.
Preghiamo
per avere il coraggio della fede
che ci chiede il Cristo.

 
Buona domenica

Amores perros

Bellissima, affascinante, inquinatissima. Com’è Mexico City? Chi ama le immagini di Gus van Sant, può essere puritanamente attratto anche dal suo antidoto, la barocca, violenta, tecnologica tempesta delle pulsioni post-umane che si scatenano in ogni centimetro quadrato di questo film a grandissimo schermo. Si intitola Amores perros ed è stato scoperto dalla Settimana della critica di Cannes 2000 e lanciato, attraverso una lunga sequenza di festival nell’olimpo mondiale, fino a un non improbabile Oscar. Questo impietoso e duro spaccato metropolitano non ha lasciato indifferente il pubblico, sia quello soft (che gode anche dei suoi piaceri proibiti) che hard. Trentasei stesure di sceneggiatura, tre anni di lavoro per Guillermo Arriaga, il film è di quelli che fanno passare attraverso la telecamera mossa e nervosa (già, è digitale il lavoro di Rodrigo Priesto) l’odore e il sapore di questo ennesimo attraversamento del dolore che contraddistingue tanto il cinema contemporaneo. Film d’esordio, con una dilatazione rimediabile dei tempi e delle ambizioni, Amores perros (da leggersi anche Amor es perros) possiede una inusuale forza bruta e la sua originalità non è né fasulla né studiata. Iñarritu sostiene artificialmente in vita un trittico incrociato di solitudine e angoscia megalopolita, sottoproletaria, borghese, yuppie, poliziesca e soprattutto canina che qui trovano, come in Lola corre (Tom Tykwer, 1998), un punto di collusione in un tremendo incidente automobilistico che coinvolge i protagonisti delle storie. Ed è partendo dal crash che la pellicola si divide in tre episodi: nel primo, un ragazzo dell’estrema periferia trova il modo per far soldi e scappare con la sua ragazza (la moglie del fratello eternamente picchiata e malmenata) facendo combattere il suo cane; nel secondo, il direttore di mezza età di un giornale alla moda si innamora della più bella modella del momento, lascia moglie e figlia e si trasferisce con lei e il cagnetto in un appartamento di lusso ma…; nel terzo, un barbone che fa il killer saltuariamente, ricattato da un poliziotto, deve assassinare il socio e fratellastro di un industriale rampante, ma in realtà vorrebbe riabbracciare la figlia che lo considera morto da anni (ha un cuore, anche se ex extraparlamentare). Ebbene quell’incidente cambierà le loro vite, sgretolerà egoismi, lacererà corpi, scatenerà cortocircuiti imprevedibili. La vita non è soltanto un ring dove cani arrabbiati e assassini si affrontano all’ultimo sangue. Almeno qualche volta, in una Mexico City con ventun milioni di abitanti ricchissimi, medi e sub impoveriti, che sembra tanto rimpiangere la «pulizia» etnica e la sobrietà estetica degli zapatisti.

Chiediamo scusa

Dopo che avrete letto quanto segue,
non posso che chiedere scusa
per non avere pubblicato in queste ultime domeniche
la consueta preghiera per i cristiani perseguitati.
Non cessiamo di sentirci in comunione e di sostenere quanti sanno soffrendo.

Per la domenica 12 luglio

Se è vero che la preghiera del giusto molto vale, secondo San Giacomo,
innanzi allo scenario di crescente violenza,
dobbiamo riconoscere che non siamo molto giusti
o che poco insistiamo nella preghiera
per sostenere i nostri fratelli deboli che soffrono ove sono perseguitati,
noi che siamo forti,
al sicuro, in Occidente,
abbiamo il dovere morale di chiedere con cuore sincero
al nostro Dio della perseveranza e della consolazione,
di avere pietà di noi
e di renderci capaci di vedere le ingiustizie e di denunciarle,
chiediamogli dunque di cacciare da noi
il demone della tiepidezza e dell’indolenza,
che ci animi del fuoco dello zelo
per la giustizia e l’amore per il bene!
preghiamo con insistenza e portiamo con umiltà le infermità dei deboli!
il Signore abbia pietà di tutti noi.

Per la domenica 19 luglio

Continuando ad interrogarci sulla nostra essenza sia cristiana che umana,
non ci resta che pregare incessantemente il Signore affinché
nella festa della memoria dei santi padri dei concili ecumenici,
momenti della vita della Chiesa,
in cui cuore e cervello hanno brillato illuminati
dallo spirito e dall’amore per Dio
e il desiderio di conoscerlo e capirlo per meglio poterlo seguire,
anche noi siamo infiammati dal medesimo desiderio
di capire meglio Dio di modo da poter brillare come egli vuole!
e non perderci in inutili faccende che a nulla servono
mentre i nostri fratelli sotto bandiere nere
brillano
seppure sotto atroci sofferenze
fisiche, morali, spirituali e materiali.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito santo…

SAMZ followers / 4

Viviamo nella società liquida, dell’apparire e dello scomparire, del vestito che conta piuttosto che dell’habitus, della virtù. Papa Francesco chiedeva ai giovani di Torino: recuperate il valore della castità, parola non più usata! Puntate in alto, non vivacchiate. Perché ciò accada però dobbiamo recuperare il valore della sobrietà del sufficiente, contrario al superfluo.

E dove trovare la forza per tutto ciò? Trascorrendo belle e lunghe notti quante si vogliano in orazione. (Sermone IV) C’è una bellezza invisibile dell’orazione che se ben vissuta si rende visibile nel nostro vivere quotidiano. C’è una bellezza invisibile della preghiera che diventa visibile se manteniamo un atteggiamento continuo di orazione, se eleviamo spesso la mente a Dio. Non siamo chiamati tutti a essere monaci ovvero a pregare dimenticando i nostri impegni e doveri, ma siamo invitati a vivere di Dio continuamente.

Etty Hillesum, una donna ebrea uccisa dai Nazisti, pur lamentandosi con se stessa di non sapersi inginocchiare davanti a Dio era ben consapevole di dovere sempre tenere un pezzettino di spazio per Dio nel proprio cuore. Questo suo continuo incontro con Dio (il “futuro presente”) fu talmente forte che non riusciva a odiare nemmeno il suo aguzzino! Ecco la bellezza dell’incontro con Dio che diventa presente, armonia con il mondo.

Chiediamo perciò al nostro Antonio Maria che ci doni quell’abbondanza di zelo non solo nel sostare davanti all’Eucaristia o al bel crocefisso, bensì quello zelo di correre come matti verso il prossimo con la missione di portare a tutti la bellezza dell’amicizia in Cristo.

SAMZ followers / 3

(segue) Per questo – continua il Sermone – dicono i santi che, essendo le creature il Libro che doveva leggere l’uomo per camminare al suo Signore, prima che l’uomo peccasse, questo Libro aveva le lettere belle, fresche, ben formate ed appar[isc]enti. Dopo il peccato dell’uomo, le lettere di questo libro contrassero una certa imperfezione e oscurità: e non si cancellarono, no; ma diventarono tutte vecchie, mal leggibili e quasi invisibili.
Ma la bontà di Dio, la quale non guarda la malizia nostra, vedendo che l’uomo tanto ostentava a leggere il predetto Libro, e quasi mai perveniva alla vera cognizione di Dio, togliendo (pren- [/139] dendo) spesso una cosa per un’altra o un altro modo da quello che era fatta, che fece Dio? fece un altro Libro, cioè il libro della Scrittura, nella quale riparò quel primo e gli pose dentro quello di buono che era delle creature; e, cogliendo la perfezione, insegno a partirsi dall’imperfezione e accettando le necessarie, tagliò via le superflue.

Ecco qua, il libro della Scrittura, che ci è stato dato come “riparazione” del peccato, cioè della rottura di quell’armonia, di quella bellezza tra l’uomo e la donna e il creato e Dio.
Da questa ulteriore riflessione l’importanza di leggere il Libro, di navigare tra le acque della Scrittura o pascolare tra i prati verdeggianti della Parola. Leggi sempre i salmi con calma e umiltà… La Scrittura ha in sé una sua bellezza intrinseca che porta frutto, la Scrittura ha in sé ciò che l’uomo aveva tolto al creato proprio per restituire dignità alla bellezza. Tale lettura e tale dignità però richiedono di tagliare via l’imperfezione, le cose superflue.
Un esempio: la scorsa settimana l’azione di confronto e servizio svolta da alcuni adolescenti ha portato a cosa? Ad accorgersi che si può vivere senza superfluo (nel caso il cell.) perché il servizio e l’incontro con le persone valgono di più.
Dio ha bisogno del suo spazio! La natura ha bisogno del suo spazio. Il mio fratello ha bisogno del suo spazio! Dio, la natura, l’uomo hanno bisogno di essere online: perché ciò accada dobbiamo porre offline i nostri marchingegni elettronici o quanto normalmente ci sembra assolutamente indispensabile. (continua)

SAMZ followers / 2

(segue) L’ordine e la bellezza delle creature, a che servono? Aiuta a ben intendere, nella sua eccellenza, la grandezza e altre virtù che sono in Dio, e Dio stesso. Quella felicità che vedremo faccia a faccia vogliamo viverla già qui e ora!
La creatura, cioè noi, è chiamata a essere ordinata e bella, cioè in armonia: con se stessa, con l’altro, con il cosmo, con Dio.
Tra qualche giorno festeggeremo il nostro SAMZ, quindi cercheremo di rendere bello questo giorno e per molti di noi sarà un bel giorno, così come lo è stato nel passato, ma, ma: cosa significa bello per dei SAMZ follower?
La creatura è posta nel mondo affinché vada a Dio, la creatura è posta nel mondo come libro da leggere per il bene altrui. L’armonia propria di ogni creatura è una dimensione invisibile che però muove al visibile.
Secondo SAMZ la bellezza della creatura la conduce a creare armonia nell’altro. Un SAMZ follower deve portare armonia, questo il suo ministero e servizio al creato intero.
Abramo è una creatura bella, in armonia con se stessa, per questo può affidarsi a Dio sino all’estremo, per questo è capace – in quanto padre – di fermare il suo gesto e lasciare libero il figlio: quanti di noi sono così liberi da affidarsi completamente a Dio e lasciare liberi il proprio figlio, il creato, Dio stesso.
In questo atteggiamento di Abramo leggiamo quell’ordine e bellezza della creatura che diventa ministero, servizio all’uomo.
Questa è la bellezza che incontreremo faccia a faccia e che il nostro SAMZ propone ai suoi follower!
Abbiamo ragionato sul “futuro presente” dell’incontro con la bellezza di Dio un “futuro presente” di cui siamo ministri a servizio dell’uomo.
Ma come coltivare questa bellezza dell’incontro con Dio e il nostro ministero di servizio all’uomo? (continua)

SAMZ followers / 1

SAMZ follower / 1 In un punto della sua ultima enciclica papa Francesco cita la 1 lettera ai corinzi: Alla fine ci incontreremo faccia a faccia con la bellezza dì Dio (13.12) e, prosegue, potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà con noi della pienezza senza fine. (LS 243). Il card. Parolin, parlando all’UNESCO, disse: La bellezza è allo stesso tempo educativa e terapeutica. Di fronte all’intensificarsi di sentimenti di opposizione e di odio, appare necessario ripartire dalla condivisione del bello e dalla lode del creato, valorizzando il contributo che ognuno può offrire e proponendo un riavvicinamento umile e paziente tra gli individui, le comunità e i popoli. Troppo abbiamo dimenticato o perlomeno abbandonato il valore della bellezza in tanti, troppi suoi aspetti; anche per questo, pensando al prossimo 5 luglio mi sono domandato: festeggiare il 5 luglio è sicuramente bello, ma Antonio Maria ha un senso della bellezza? E noi SAMZ follower quale senso della bellezza coltiviamo? Dal Sermone VI leggiamo che: L’uomo, carissimi, è fatto e posto in questo mondo principalmente e solo acciocché vada a Dio, e tutte le altre cose lo aiutano a questo. E se le creature spirituali, le quali sono anch’esse create per unirsi con Dio, e non perché l’uomo sia il fine loro, sono mandate in ministero e servizio dell’uomo, quanto più si concederà delle corporali, le quali sono redritte (indirizzate) all’uomo, come al suo fine? Dove (per cui) tu vedi alcune di esse servire all’uomo, quali in uso, quali in ministero, quali in buona disposizione e valitudine del corpo. [/138] Ma questo non basta loro, che etiam, giovano di più alla condizione dell’uomo, che all’uso ovvero altro ufficio, acciò si compia il detto di Paolo: che le cose invisibili sono conosciute per le visibili (Rm 1,20). L’ordine e la bellezza delle creature, che giova all’uso? Aiuta a ben l’intendere, e maxime l’eccellenza, la grandezza e altre virtù che sono in Dio, e Dio stesso. Una parentesi: la bellezza non è una qualità astratta o semplicemente dipinta o riguardante il futuro dell’incontro con Dio; la bellezza non è solo un futuro, futuro, ma un futuro presente: come tutte e cose di Dio, riguarda un futuro di Dio che si deve costruire qui e ora! A me pare che SAMZ così realmente intenda la bellezza: un modo di essere che rispecchia l’armonia, l’ordine, la bellezza di Dio qui e ora. Come tutti i santi SAMZ percepisce il futuro cui siamo chiamati e lo rende qui e ora nel nostro presente. (continua)

Decathlon, eptathlon e… Vincenzo Vigliotti


Intervista al 7 volte campione italiano di decathlon.

«Se non sei forte di testa difficilmente riesci ad andare bene, sappiamo che il fisico conta il 50%, ma la testa conta l’altro 50%, sono due parti di te che vanno regolate».
Sono queste sono le parole di Vincenzo Vigliotti, ragazzo di 20 anni, altezza m 1,97, ma sembrano molti di più, che pratica atletica leggera; in occasione della “Coppa Europa” (categoria professionisti) di decathlon che si svolgeranno in Polonia il 4 e 5 luglio, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per voi amici del Blog dei Giovani Barnabiti.
Vincenzo è cresciuto a San Felice a Cancello in provincia di Caserta, porta avanti una vita normale, gli piace la musica italiana (quella house lo carica prima delle gare) e andare al cinema, sicuramente un ragazzo umile, che nonostante l’altezza e i risultati in campo sportivo (già sette volte campione italiano) non perde la testa e rimane con i piedi per terra.
Ciao Vincenzo,
Ciao Vincenzo, come trascorri il tuo tempo?
Ovviamente gran parte lo dedico agli allenamenti che sono “fondamentali” per portare avanti i miei sogni e la mia passione. Un impegno giorno dopo giorno per riuscire al meglio nelle prove multiple dell’eptathlon o del decathlon.
Ammetto la mia ignoranza, Vincenzo, mi spieghi cosa sono?
Sono due discipline olimpioniche di atletica leggera composte da 10 discipline, sono divise in due giorni: nel primo si svolgono i 100 metri, il salto in lungo, il lancio del peso, il salto in alto e i 400 metri; il secondo giorno si gareggiano i 10 metri a ostacoli, il lancio del disco, il salto con l’asta, il lancio del giavellotto e 1500 metri. Ad ogni prova viene assegnato un punteggio e alla fine si fa la somma dei punteggi.
Un bell’impegno, peccato che non sia seguito di più!
Anche se sicuramente è meno seguito di altri sport Vincenzo ti confesso che quando si ha una passione non interessa quanto sia seguita, e che con lo sport ha avuto molte soddisfazioni.
Bene, ma come sei arrivato a praticare questo tipo di disciplina?
Tutto è cominciato a scuola, alla mia passione e capacità ai vari campionati locali prima, poi provinciali. Qualcuno mi ha notato e mi ha proposto di andare oltre. Con un poco di preoccupazione e quanto basta di incoscienza mi sono buttato. Certo tutto ciò ha comportato lasciare casa, cambiare ritmi dei tempi, non avere possibilità di frequentare i propri amici…
Ma mi sembra ne sia valsa la pena!
Effettivamente sì, il sacrificio sta ripagando il sogno.
Un’ultima domanda: che rapporto ha uno sportivo come te con la fede?
Sai, mi sto preparando per ricevere la Cresima, non mi va di nascondere la mia fede. Certo mi sono riavvicinato da poco a Gesù e voglio ringraziare molto padre Enrico per l’accompagnamento che mi sta offrendo: un allenatore dell’anima!
Grazie Vincenzo, è stato un piacere aver parlato qualche istante con te e cogliere la tua intraprendenza ma anche la tua voglia di sognare e di credere in ciò che fai
Ormai gli Europei sono alle porte, domani parti con … quindi in bocca al lupo Vincenzo, a te e alla tua squadra, dal Blog di Giovani Barnabiti.

A cura di pJgiannic, Leo e Giacomo