Sinodo dei Giovani in movimento.
In occasione del prossimo incontro dei delegati giovani dal mondo a Roma in preparazione al Sinodo sui Giovani nell’ottobre 2018, i nostri JuZacc Beatrice, Tommaso e Maura, hanno intervistato Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, membro del Consiglio del Sinodo dei Vescovi per l’Italia.
- La Chiesa sta preparando un Sinodo per i giovani: ci dice in poche parole quali le sue percezioni a proposito?
La scelta di Papa Francesco di dedicare un’assemblea sinodale di Vescovi rappresentanti di tutto il mondo al tema “i giovani, la fede e il discernimento vocazionale” da una parte è in continuità con le due assemblee sinodali dedicate alla famiglia, grembo vitale in cui i giovani crescono e maturano le scelte della loro vita, dall’altra mette in evidenza come i giovani debbano essere al centro della nostra attenzione e delle nostre cure perché sono il futuro del mondo. Anche per questo, il Papa desidera che i giovani siano protagonisti attivi del prossimo Sinodo, attraverso tappe e forme di partecipazione articolate, di cui una prima è stata il questionario on line rivolto ai giovani di tutto il mondo, anche non cristiani, e un’altra importante sarà l’incontro imminente a Roma di giovani provenienti da tutto il mondo, promosso dalla Segreteria Generale del Sinodo, per approfondire i temi dell’assemblea di ottobre.
- Forse la Chiesa potrebbe organizzare iniziative che siano più vicine ai giovani per conquistare, dapprima, la loro fiducia e simpatia e, solo poi, alzare l’asticella per penetrare maggiormente in loro e correggere i punti ritenuti critici. È d’accordo? Quali sono, secondo lei, le strade migliori per arrivare ai giovani più efficacemente?
La strada fondamentale è amare i giovani in maniera disinteressata per comunicare loro la bellezza di Dio e la gioia del Vangelo di Gesù. A tal fine è necessario che i giovani si sentano presi sul serio, ascoltati e resi protagonisti dei cammini di riflessione che li riguardano. Dalla mia esperienza di pastore risulta chiaro che i giovani sono portatori di domende vere e di ricchezze interiori molto più di quello che a volte si fa apparire nei “media” o si ritiene da parte di osservatori troppo poco vicini al loro desiderio di vita piena e vera.
- Come mai la Chiesa non ha optato per l’utilizzo di canali comunicativi che siano il più possibile efficienti ai fini di una pubblicizzazione più incisiva riguardo al sinodo, a ciò che questo rappresenta e quali sono le ragioni che hanno fatto si che venga posto in essere?
Mi sembra che l’uso ampio della rete, col questionario on line, e il coinvolgimento delle comunità cristiane di tutto il mondo smentiscano quanto asserito nella domanda. Naturalmente, l’impegno e l’attenzione verso i giovani e l’ascolto delle loro proposte potrà variare da contesto e contesto, ma certamente non ci sarà senza una convinta adesione al progetto di attenzione e amore ai giovani che ha spinto Papa Francesco a volere il prossimo Sinodo.
- Lei identifica la “memoria” nelle radici della propria cultura, sostenendo che il principale fattore che affligge i giovani sia la perdita della “memoria”. Quali sono i possibili rimedi e quali le possibili soluzioni per ricucire tale “strappo”?
Togliere a una persona o a un popolo la sua memoria significa togliere ad essi le radici su cui solo l’albero della vita può crescere e dare frutto. Perciò è importante ascoltare, discernere, accompagnare e integrare i giovani senza mai sradicarli dal loro contesto vitale, ed anzi aiutandoli a scoprire tutta la bellezza della tradizione vivente in cui la loro avventura umana viene a inserirsi. Questo vale in particolare per la trasmissione della fede, che deve far tesoro della ricchezza della comunione dei credenti nel tempo e nello spazio, coniugando memoria storica e senso della mondialità, fedeltà al passato e audacia nell’aprirsi al futuro.
- Secondo lei gli adulti cosa stanno facendo per ricucire questo strappo?
Non è facile rispondere a questa domanda perché le situazioni sono tante e diverse e gli adulti si relazionano ai giovani secondo un campionario di modalità pressocché inesauribile. Quello che conta è che la Chiesa faccia presente il più possibile agli adulti l’importanza di ascoltare e amare le giovani generazioni, costruendo con esse un dialogo reciprocamente arricchente e una collaborazione il più possibile creativa e capace di coniugare fedeltà alla realtà e fedeltà al sogno di Dio su ognuna delle Sue creature.
- Oggi, soprattutto tra i giovani, spesso vengono a mancare la speranza e la fiducia nel futuro, cosa direbbe a tutti coloro che non credono si possa cambiare il mondo?
Che il mondo cambia lo stesso, anche se loro non credono nella possibilità di cambiarlo. E che un contributo a rendere migliore il futuro per tutti ognuno deve darlo secondo le sue capacità e possibilità. Chi crede non può non avere speranza, una speranza riposta nel Dio della vita e della storia, tale da saper tirare il futuro della Sua promessa nel presente degli uomini, per quanto complesso e ricco di sfide esso possa essere o apparire.