Gan crazy, di Joseph H. Lewis

I piani alti di questo blog preferiscono che vengano recensiti film “non vetusti” per una serie di ragioni – tra cui il fatto che siano “difficilmente reperibili” e “di scarsa fruibilità”.

Il primo anno di triennale al corso “Istituzioni di storia del cinema” il professore esordì citando Tucidide: «Bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro». Allora capii – fui costretto a capire – che oggi non ci sarebbe stato alcun Allen senza Keaton, nessun Argento senza Murnau, né un Virzì senza De Sica.

Facciamo un salto indietro, di 66 anni, nel 1950.

A nove anni di distanza dal “debutto noir” di Humphrey Bogart nel primogenito del genere, Il mistero del falco, si considerava come b-movie quello che poi sarebbe diventato uno dei capolavori più acclamati del cinema indipendente americano anni ‘50 – Gun Crazy (titolo alternativo, forse per i più maschilisti, Deadly is the Female).

Prima che nascesse la New Hollywood, prima di Bonnie and Clyde e Dennis Hopper, allora c’era Gun Crazy. Cinetico, psicosessuale lungometraggio di Joseph H. Lewis, fu in grado di gettare alcune tra le basi creative più solide del cinema americano del ventennio seguente, benché sia prima dovuto arrivare fino in Europa per poi vantarsi di una reputazione back in patria.

Allora, infatti, sembrava che solo i critici francesi – fuori dai già citati cinéma – ne cogliessero in toto il valore; e idolatrarono Gun Crazy per la sua tenebrosità, le emozioni crude e l’enorme portata innovativa, di cui ne è un esempio la sequenza della rapina in banca in long-take (cfr. Victoria (Schipper, 2015)) girato all’interno della macchina con un dialogo in gran parte improvvisato.

Quegli stessi critici francesi sarebbero poi diventati i registi della Nouvelle Vague, che fu a sua volta idolatrata da una generazione di aspiranti cineasti americani, molti dei quali non si resero conto che il nervosismo associato al movimento francese ebbe in realtà origine proprio in quello americano.

Quindi sarebbe forse più appropriato scrivere che Gun Crazy, che rappresentò uno degli esempi di cinema più sfacciati per i francesi e per gli americani che impararono da loro, sbucò dalla purga più repressiva mai conosciuta a Hollywood: la “lista nera”. E nemmeno Lewis stesso sapeva che questa storia di violenza sessualizzata e amour fou criminale venne scritta da nientedimeno che Dalton Trumbo, la cui paternità autoriale sarebbe rimasta ignota fino al 1992.

Pochi mesi dopo l’uscita del film Trumbo dovette scontare un periodo di lavori forzati in una prigione federale per un episodio di oltraggio alla corte. Risulta perciò facile leggere una rabbia più ampia e profonda nelle frustrazioni incontrollate del film, unite alla libertà di movimento della macchina da presa di Lewis, a tutti quei long takes e agli strati d’ombra e nebbia che hanno contribuito a elevare Gun Crazy a “perla” del cinema d’oltreoceano di metà secolo, oro per qualsiasi studente di cinema e non.

Un noir con tutti gli ingredienti al posto giusto – e in giusta quantità: una storia frenetica, rapine memorabili, una femme fatale dominante, un’ossessione per le pistole e l’attrazione fatidica tra due giovani dal grilletto facile – il tutto suggellato dall’uso quasi spasmodico della traccia “Mad About You” di Victor Young e Ned Washington.

Io ho avuto il lusso di poterlo vedere poche settimane fa su grande schermo, ma per chi dovesse continuare con la storia della reperibilità, Gun Crazy è disponibile:

  • su Netflix,
  • in DVD tramite Amazon,
  • in digitale su iTunes,
  • VUDU,
  • e in HD su Google Play.

“Abbondante reperibilità”.

Fabio Greg Cambiali

Alessandro Sauli santo tenace

Cari GiovaniBarnabiti,

oggi la Chiesa e i Barnabiti ricordano Sant’Alessandro Sauli (Milano 1534- Pavia 1592).

In un momento di difficoltà per la giovane famiglia zaccariana questo giovane di nobile famiglia fu tenace nel chiedere di entrare a far parte dei Barnabiti; provò la verità della sua vocazione accentando la prova di predicare Gesù Crocefisso in p. dei Mercanti a Milano carico di una grande croce, in mezzo al popolo e ai nobili suoi amici.

Ma altre difficili prove, ben più difficili, dovrà affrontare questo Barnabita nel corso della vita. Guidare il giovane Ordine religioso già all’età di 33 anni; lasciare l’insegnamento all’Università di Pavia per trasferirsi in Corsica come Vescovo per rifondare il clero e la chiesa locale ma anche la società corsa; tornare a Pavia come Vescovo impegnandosi per la riforma della Chiesa; affrontare le fatiche della cura della Chiesa sino alla morte l’11 ottobre a Calosso d’Asti.

Per le sue virtù, per la sua continua dedizione agli studi è patrono dei giovani barnabiti: quanti scelgono la consacrazione religiosa ovvero vivono la spiritualità di SAMZ.

Dai suoi commenti e omelie segnaliamo questo passaggio:

«Che all’uomo piaccia la suprema bellezza di Dio e accetti di mettersi al suo servizio, non c’è da stupirsi; ma che Dio ami, desideri e diventi in qualche modo servo avvinto e preso dal nostro amore, questa è veramente cosa degna di ammirazione, questo è il supremo onore del quale dobbiamo gloriarci senza insuperbire… Questa bellezza deve essere interiore e non esteriore, poiché a nulla giova apparire belli agli uomini e deformi a Dio: angeli di fuori e diavoli dentro… Pertanto, mentre l’anima è stata elevata a tale dignità da diventare sposa di Dio, l’uomo non deve essere negligente e quasi trascurato, anzi quanto più lo Sposo è nobile, tanto più la sposa deve impegnarsi a piacergli, attendendo all’acquisto di tuttee le virtù»

Momento di svolta per difendere il pianeta

New York, 6 ottobre 2016

L’accordo sul clima di Parigi (Cop21) entrerà in vigore il prossimo 4 novembre. Lo hanno confermato da New York fonti delle Nazioni Unite, precisando che è stato raggiunto il numero minimo di paesi necessario ad avere ratificato l’intesa. «Oggi è un giorno storico e un momento di svolta nella nostra lotta per difendere il pianeta e le generazioni future», ha di- chiarato in una nota il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. L’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici — ha aggiunto il presidente — «da solo non risolverà la crisi, ma è l’opportunità migliore per salvare la terra». Quella sul clima è «una sfida che nessun paese può affrontare da solo, dobbiamo affrontarla insieme», ha concluso Obama.

Il sito della convenzione delle Nazioni Unite sul clima ha specificato che 72 paesi, che rappresentano il 56,75 per cento delle emissioni nocive mondiali, hanno depositato nelle ultime ore i loro strumenti di ratifica presso il segretariato dell’Onu, aprendo così la strada all’entrata in vigore del trattato, che, quindi, avverrà prima dell’inizio del summit Cop22, in programma dal 7 al 18 novembre a Marrakesh, in Marocco.

(L’Osservatore Romano – 7 ottobre 2016, 3)

Economia, lavoro e dottrina sociale della Chiesa

Dal momento in cui l’economia è stata definita scienza, sempre più aspetti della vita dell’uomo hanno iniziato a essere soggetti a valutazioni economico-numeriche e finanziarie; come se il fine ultimo fosse l’economia stessa, la moneta, cosa che ha comportato nel tempo fenomeni come la sproporzionata distribuzione della ricchezza e il collasso dei mercati. In altre parole, l’economia non viene più vista come strumento per migliorare la vita dell’uomo, bensì diventa il fine ultimo, ciò per cui ognuno di noi lotta durante la propria quotidianità.

Il mondo economico, inteso in senso più ampio, ossia come sistema economico moderno, dovrebbe esistere a servizio dell’uomo, non come padrone di esso; in effetti è molto sottile il confine tra le due cose e vale la pena analizzare la questione partendo da un aspetto fondamentale, forse il più importante, legato all’economia sin dai tempi più antichi: il lavoro. Il lavoro è stato oggetto di dibattito nel corso dell’intera storia dell’uomo, in particolar modo negli ultimi due secoli, teatro nell’industrializzazione che ha invaso e modificato in modo permanente il sistema economico e che ha poi portato, negli anni, ai meccanismi economico-finanziari moderni. Si pensi, ad esempio, a Karl Marx, che vedeva il lavoro svolto dagli operai (da lui definiti “proletari”), nel mondo capitalistico, come alienazione degli stessi; oppure Frederick Taylor, ingegnere e padre del c.s. Taylorismo, che esegue un’analisi scientifica sul lavoro operaio, tanto da far sembrare gli operai come macchine, strumenti e non più come uomini: tutto ciò per aumentarne l’efficienza e, in altre parole, la produttività.

Su tale aspetto si è soffermata anche la Chiesa la quale ha inteso elevare l’elemento “lavoro” a un concetto ben più nobile rispetto a un semplice atto quotidiano e strumentale alla produzione di valore per l’impresa. Il lavoro è: “la chiave essenziale di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell’uomo” (Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 3, 1981) avente “due caratteri impressigli da natura, cioè di essere personale […] (e) di essere necessario, perché il frutto del lavoro è necessario all’uomo per il mantenimento della vita, mantenimento che è un dovere imprescindibile imposto dalla natura” (Leone XIII, Rerum novarum 34, 1891- concetto del “dualismo del lavoro”).

Proprio da tali spunti, peraltro presenti anche (e a maggior ragione) all’interno del libro della Genesi (lavoro come ordine Divino “riempite la terra e sottomettetela” e lavoro come mezzo di sostentamento “con il sudore della tua fronte tu mangerai il tuo pane”), la Dottrina Sociale della Chiesa ha definito in senso più moderno e pratico il valore e l’importanza del lavoro, riconoscendo, fra gli altri, il grave errore dell’economia moderna di anteporre il materialismo economico alla dimensione spirituale di essa, ossia l’operare dell’uomo, i valori morali e simili, errore tutt’altro che latente nella scienza economica.

Detto ciò, assistiamo a uno scenario mondiale in cui è l’uomo a essere al servizio dell’economia e non, invece, l’economia a essere al servizio dell’uomo, come dovrebbe essere. Tale paradosso, com’è comprensibile, ha numerosi effetti sull’umanità e il più lampante e immediato è quello della disoccupazione. Il motivo di ciò è facilmente comprensibile, in quanto l’esubero della forza lavoro è condizionato dalla necessità e dalla natura della produzione di beni e servizi, secondo leggi dettate dall’economia stessa, dalle sue esigenze e, non, da quelle dell’uomo.

Infatti, la legge economica che disciplina l’esubero di un macchinario o di qualsiasi strumento produttivo, disciplina anche l’esubero di forza lavoro, riducendo l’essere umano alla stessa stregua di un oggetto. Ciò riassume tutto il male cui vanno contro i principi della Dottrina Sociale della Chiesa, ossia i principi di personalità, di bene comune, di sussidiarietà e di solidarietà.

Il primo, forse il più importante ed emblematico, identifica l’uomo come soggetto, fondamento e fine della vita sociale, cui deve esserne strumento l’economia e non viceversa; il secondo, invece, ha finalità ben precise identificate, fra le molte altre, nell’occupazione, nell’evitare categorie sociali privilegiate e nella proporzione tra salari e prezzi; i terzo indica l’intervento compensativo e ausiliario degli organismi sociali più grandi a favore dei singoli e dei gruppi sociali più piccoli; il quarto, infine, definisce e promuove l’importanza della carità, volta a combattere l’egoismo e l’auto-centrismo sociale che si è ormai radicato come un cancro nelle società moderne.

Alla luce di quanto esposto, risulta con chiarezza solare come il problema di base sia da identificarsi nel sistema in sé, quel sistema su cui si basa l’intera società moderna, che mira all’efficienza produttiva piuttosto che al soddisfacimento delle necessità di tutti gli esseri umani; che predilige il guadagno di pochi rispetto ad un’equa distribuzione della ricchezza; che persino, in molti casi, riduce la religione ad un mero compito che si manifesta nell’”andare in chiesa” e “lasciare l’offerta” invece di seguire i principi della Dottrina Sociale della Chiesa ed interrogarsi su ciò che davvero è giusto, etico e qualificante per l’essere umano come vera dimensione da salvaguardare e da anteporre al resto. Quel sistema che, d’altra parte, è stato creato dall’uomo stesso. Infatti,

«Gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo. […] Da una parte infatti, come creatura, esperimenta in mille modi i suoi limiti; d’altra parte sente di essere senza confini nelle sue aspirazioni e chiamato ad una vita superiore (Gaudium et spes 21)».

Tommaso Carretta

Voucher e lavoro nero

VOUCHER: LA “LEGALIZZAZIONE” DEL LAVORO NERO

Il Jobs Act ha fallito. Lo dicono i dati che giungono del Ministero del Lavoro: quello che era l’obiettivo della riforma, ovvero incentivare il numero di assunzioni a tempo indeterminato per far fronte al problema del precariato, si è rivelato uno dei più grandi flop della politica italiana degli ultimi tempi: paradossalmente, l’intervento del governo ha favorito il “lavoro accessorio”, (saltuario per intenderci), non riconducibile ad alcuna forma contrattuale e retribuito attraverso i “buoni lavoro”, più comunemente chiamati “voucher”; nati per combattere il lavoro nero e regolarizzare il lavoro occasionale, questi sono diventati sinonimo di “busta paga” per milioni di Italiani. “Dal 2008 al 2015 i percettori di voucher sono passati da 24mila a 1,4 milioni e nei primi cinque mesi del 2016 i contratti a tempo indeterminato – quello a tutele crescenti su cui puntava il Jobs Act – sono calati del 34% rispetto ai primi cinque mesi dell’anno precedente” (Linkiesta – dati Inps). Il valore economico di un voucher è di 10 euro nominali: 7,50 euro netti sono il compenso in favore del lavoratore per un’ora di prestazione lavorativa, mentre i restanti 2,50 euro garantiscono una copertura (minima) previdenziale e assicurativa. Attratti dai costi fiscali bassi e dalla soppressione dei diritti del lavoratore quali disoccupazione, malattia, tredicesima, tfr, i datori di lavoro stanno abusando di questo strumento. “Per gli esperti, il numero dei voucher venduti è eccessivamente alto rispetto al lavoro accessorio concretamente svolto in Italia, il che suggerisce che venga pagato con i voucher anche il lavoro che non è accessorio e che richiederebbe un inquadramento in altre categorie contrattuali: lavoro a termine, lavoro a tempo indeterminato, lavoro a tempo parziale determinato/indeterminato, e via dicendo”- scrive Tommaso Dilonardo in “Quale uso per il voucher lavoro”, Il Sole 24Ore. Un lavoratore può essere tranquillamente retribuito a voucher, nonostante la sua prestazione lavorativa rispetti gli orari e le mansioni di un normale dipendente: l’unica condizione da rispettare infatti, è che non vengano superate le soglie economiche previste dalla normativa (somme massime che un lavoratore occasionale può incassare e che un committente può spendere)… facile, se una parte del lavoro effettivo non viene conteggiata nel voucher emesso, ma retribuita a nero. Il voucher ha così preso il posto delle assunzioni, nonché legalizzato il lavoro nero. È un sistema che presenta molte falle e mal si concilia con la flessibilità richiesta dal mercato del lavoro, di cui vanno riviste le priorità!

Pasqua Peragine

A Belgium experience in Krakow 2016

In this last WYD, Poland is shown in one of his best days, that of his people. To accommodate this crowd coming from around the world, each of its inhabitants has been asked to make it an experience outside the norm.

It’s in our accommodation we experienced a more intimate relationship with the Polish. Indeed, we were accommodated in families and the space of four days, we have invested their beds, their bathroom, their cuisine, their short-home them. These circumstances hosts were able to show considerate to us, ensuring that our stay in their home as comfortable as possible.
What a joy after a long journey of several hours, to find some rest with those people we do not even know. From left chocolate in tureens, bottles of water on a dresser, a ready meal on the table in the dining room, full profusely. In the streets, doors that open, smiles that are exchanged, they gives us water, cookies … I remember that moment when our bus driver was taking coffee homestay, who proposed it, while we waited for latecomers. Yes, indeed, the Poles were able to be generous.

Past few moments, our guests take the time to further knowledge with us, in English as the Polish us is completely unknown. We come to discuss this and that, but that’s not the point. Only the link account, universality unites us. At WYD, we became fully aware that man’s true strength lies in unity in differences. And this finding prevails for all the people we met there.

In addition to these graces do we, the Polish invite us to dance when we are asked to leave. Here we are smack hands and twirl with our guests the sound of an accordion and singing a lady who sings his country, in which sweat all Polish tradition: a typical accent, an air of Eastern and especially unwavering generosity. We are delighted!

Not content with giving us a smile for the day, some of us still receive presents from their host, evoking Poland. Grateful but annoyed, we grope at best the bottom of our bags, looking for a Belgian symbol or other object in our country. It is found, it will be a Belgian fagnon. We leave and heart full of positive emotions, more confident than ever in human generosity and sharing mutual values.

Nicolai L.

Gioia e serenità, la GMG vista da San Felice a C.

Gioia. Serenità.
Due parole semplici, piccole, che però fanno paura. Non sono forse gioia e serenità ciò che rincorriamo nella spasmodica ricerca della felicità? Non è forse la loro assenza che ci spinge a fermarci, a prenderci una pausa dalla nostra frenetica vita e a chiederci cos’è che non va?

Bene, la gioia e la serenità sono ciò che questa GMG mi ha donato.
L’incredibile gioia che ti colma il cuore guardando quell’immensa folla ci si tiene per mano e sapendo che lì in mezzo ci sei anche tu.
La serenità che ti scalda l’anima scoprendo di non essere sola, che se anche per una vita ti sei sentita dire suora perché vai in chiesa, ci sono nel mondo migliaia, milioni di giovani con cui hai in comune qualcosa di più profondo dell’amore per una serie tv: la fede.
Perché forse è proprio questo il senso della GMG, la condivisione.

L’accorgersi di essere parte di un qualcosa di più grande,di magnifico, di avere dei compagni di viaggio che magari non parlano la tua lingua e che fanno colazione quando ormai da te è passata pure l’ora di pranzo ma con cui in fondo hai moltissimo in comune.

La GMG è soprattutto prendere coscienza del fatto che non basta accorgersi della presenza di questo qualcosa di meraviglioso. Bisogna agire e portare le tanto agognate gioia e serenità nelle nostre vite, nelle nostre case, in quei posti che sembrano destinati a vivere per sempre sotto una grigia cappa di tristezza. Bisogna arrotolarsi le maniche, indossare gli scarponcini e percorrere strade mai percorse né sognate.

Insomma dobbiamo correre come matti, lasciando che le orme dei nostri scarponi segnino la storia, che le nostre mani si uniscano per costruire ponti.

Carmen G.

Ati i Përgjithshëm i Zaccariani Rinisë

TAKIMI I TE RINJVE ZACCARIANE
PERGJATE DITES BOTERORE TE RINISE
Prane “Casa Italia”
Te Premten 19 korrik 2016 – Krakovie

Pershendetja fillimtare e Pader Giannicola M. Simone,
resp. I Zyres Pastorale te te Rinjve te Eterve Barnabite.

Miredita i nderuar p. Gjeneral e mire se ju gjetem te gjithe ju te rinjve.

Ja perpara Jush jane SAMZfollower-t tane, nga Brasili, nga Italia, nga Belgjika, nga Polonia.

Pas takimit ne Rio de Janeiro ne vitin 2013 eshte hera e pare qe te rinjte barnabite/zaccariane mblidhen per tu njohur e per te jetuar se bashku besimin ne rrugen e percaktuar nga SAMZ-i yne.

Takimi i sotshem eshte fryt i punes se shume prej bashkevellezerve te tij e pa diskutim edhe i durimit te shume prej te rinjve tane.

Disa realitete lokale kane tashme takimet e tyre: Enjuz per Ameriken Latine, Pelegrinazhi i Providences per Europen; do te kishim deshire te krijonim mundesi te tjera per Asine e Afriken.

Gjendemi perballe te rinjve qe kane shume deshire te jene presente, te veprojne e te mendojne edhe kur gjenden pa nje prift;

jane te rinj qe e pyesin veten si mund te jete e ardhmja e tyre si krishtere te rritur;

jane te rinj qe kane per zemer familjen tone barnabite, qe njohin pak mbi Motrat tona Angeliche, qe njohin pak mbi Laiket e San Paolos;

jane te rinj qe do te donin te shihnin me shume unitet e bashkepunim midis ne prifterinjve ne punen qe bejme per ata;

jane te rinj qe kane nevoje per familje, edhe per familjen zaccariane ne kete bote te globalizuar.

SAMZ-i ne Sermonin V flet per miresine e pasioneve nese keto perdoren mire.

Edhe keta te rinj zaccariane kane passione te mira:

  • Besimin, qe kerkon lutje me sa me shume bashkim
  • Bamiresine, qe shprehet ne menyre te veçante ne punen vullnetare
  • Shpresen, qe shfaqet ne zotesine e te menduarit per te ardhmen me Inteligjence.

Shume i Nderuar P. Gjeneral, le te mos heqim dore nga kultivimi i ketij “arti te mrekullueshem te Zotit” qe perbehet nga te rinjte tane, le ta çojme perpara me te njejtin pasion qe na ka trasmetuar Themeluesi yne.

Faleminderit

 

Fjalimi i te nderuarit Atit Gjeneral Francisco Chagas Santos da Silva

Mirembrema e mire se ju gjeta,

Patem disa probleme per te organizuar kete takim por me ne fund ja dolem mbane.

Mendova se duke ju stakuar nga ditet e rinise do te ishte e lodhshme per ju prandaj do te ishte me mire te mos programonim edhe nje mbledhje tjeter, por pader Giannicola organizoi kete takim ne “Casa Italia” e une jam i shume kenaqur.

Disa prej jush kane perjetuar edhe takimin e tre viteve me pare ne Rio de Janeiro, dhe ja kjo e sotmja eshte nje mundesi tjeter e nje esperience mes nesh si prifterinj barnabite e si te rinj.

Qe ne 2012, kur u bera Pader Gjeneral, filluam te mendojme per nje mundesi bashkepunimi midis te rinjve te misioneve tona ne bote, ne 18 vendet ku jemi present.

Nje pune kjo qe nuk merr parasysh vetem komunikimin midis jush dhe nesh, por ne veçanti kultivimin e shpirtin te nje familjeje nen te njejten natyre shpirterore e nen nje drejtim, ate te SAMZ-it.

Ky bashkepunim nuk eshte i lehte, sepse te shumta jane veshtiresite jo nga ana e ju te rinjve, por shpesh nga ana e ne prifterinjve qe veshtrojme me shpesh kopshtin tone te vogel dhe jo te miren e Kongregacionit, ne prifterinjte shpesh e pyesim veten perse duhet te bejme diçka me teper qe shkon pertej punes tone lokale, perse duhet te synojme drejt se mires te perbashket qe na ka kerkuar SAMZ-i?

Ne prifterinjte duhet te kemi kurajo e te hedhim nje hap perpara, duhet te marrim shembull nga ju te rinjte.

Ja pra pranija jone ketu sot eshte risultati i nje pune te mrekullueshme , te bukur edhe pse me shume veshtiresi; por sa me shume lodhje ne perballojme aq me shume sperimentojme hirin e Hyjit e ndjenjen e familjes.

Ju pra te rinj zaccariane, ketu, ne Europe, ne Asi, ne Afrike, ne Amerike uroj qe te njihni nje familje te vertete se bashku me ne prifterinjte e murgeshat e te ndjeheni te mirepritur mes nesh.

Faleminderit

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  1. Giannicola

Ne rradhe te pare falenderoj Atin Gjeneral per fjalet e tij.

Tani le te shohim nese ndokush prej jush ka ndonje pyetje ose keshille per te na ofruar.

Madison, Belemi:

A ka ne kete bashkepunim ndonje mundesi, qe mbase ekziston qe tani, per nje shkembim reciprok midis te rinjve qe vijne nga vende te ndryshme, jo vetem shkembim shpirteror, por edhe real per te bere diçka fizikisht ne territor?

  1. Gjeneral

Po, ne propozojme realizimin e nje bashkepunimi real te te rinjve midis shume territoresh. Krijimi i mundesive te nje shkembimi midis jush eshte nje deshire qe duam ta realizojme sa me pare.

Ne Europe kjo gje ekzizston qe tani ne Shqiperi, ku behet nje pune sociale e shpirterore. Dikur kemi pasur eksperienca te ngjashme edhe ne Afrike, por tashme keto jane nderprere. Te fillosh perseri nje bashkepunim te tille eshte me te vertete nje pune e rendesishme, por qe ne te njejten kohe ka nevoje edhe per kohe per tu pergatitur ne menyre qe komuniteti dhe territoret lokale te jene te gatshem per t’ju mikpritur.

  1. Giannicola:

qe tani kemi disa projekte per ne Brasil si ne Rio, mbase ne Belem, shpresojme qe te mund te realizohen sa me shpejt.

Chiara, Roma

Te jesh i krishtere sot ne Itali nuk eshte e lehte. Ne Rome eshte e veshtire te besh per vete te tjere te rinj: a keni ndonje keshille per komunitetin tone te vogel ne Giannicolo?

  1. Gjeneral

Keshilla qe mund te te jap eshte gjithmone relative. Eshte e vertete qe ne Europe te rinjte kane veshtiresi te qendrojne ne Orator e ne Kishe mbas Krezmimit. Ç’duhet bere?

Eshte e rendesishme te ruani deshmine tuaj, te vazhdoni te takoheni midis jush per te reflektuar, per tu lutur edhe pse jeni pak ne numer. Te mendosh sot per numra te medhenj ne Europe nuk eshte diçka reale. Duhet punuar me pak.

Lucas, Warszawa:

Ne donim ta pyesnim atin Gjeneral ç’duhet te bejme per te qene nje grup zaccarian? Kemi mesuar akoma shume pak mbi spiritualitetin zaccarian, ç’fare prisni prej nesh?

  1. Gjen.: Mendoj se do jete me mire qe kesaj pyetje ti pergjigjet pader Giannicola
  1. Giannicola:

Ne kerkojme qe eksperienca juaj e besimit lokal te mund te behet edhe nje eksperience e jona e frymezuar nga mesimet e SAMZ-it ku te mund te perjetojme disa faza se bashku, ku te mund te ecim se bashku drejt nje udhe ne te cilen secili mund te sjelle kontributin e tij; ne lutje, ne veprime, ne mendime.

Po do te kemi mundesi te henen ta thellojme me shume kete argument.

Nderkohe doja te falenderoja per pyetjet dhe per momentet qe kemi ndare se bashku.

Tani duhet ta mbyllim kete takim, por para fotografise zyrtare me lejoni te falenderoj:

atin Gjeneral per disponibilitetin dhe pjesemarrjen e tij;

te gjithe bashkevellezerit e Varsaves per punen e per mikepritjen qe kane ofruar qe prej nje viti per ne te gjithe e per ju;

bashkevellezerit e pranishem me te rinjte e tyre me te cilet kemi filluar te punojme ne internet: le te mos ndalemi duke punuar juntos, kemi nevoje per Kongregacionin tone;

motrat Angeliche ketu te pranishme, nje shenje domethenese per vajzat tona;

Bijat e Providences Hyjnore.

 

Le ta mbyllim tani kete takim me foton zyrtare, duke kenduar versionin portugez te kenges “Vraponi si te çmendur” , Corremos comos loucos.

Fr. General words at Zaccarian Youth Meeting

MEETING OF THE ZACCARIAN YOUTH
DURING WORL YOUTH DAY
At the “Casa Italia”
Friday July 29, 2016 Crakow

Introductory Remarks by Giannicola M. Simone,
Director of the Office of Youth Ministry of the Barnabite Fathers

Good morning, Most reverend Father General and welcome to all of you.

You have in front of you our SAMZfollower from Brazil, Italy, Belgium and Poland.

This is the first time since World Youth Day 2013 in Rio de Janeiro that the Barnabite/Zaccarian Youth gather together to get to know each other and to live together the faith as indicated by our Founder, SAMZ.

Today’s meeting is the fruit of the efforts of many confreres and certainly the patience of many of our youth.

Some regions have had their own meetings: l’Enjuz for Latin America, the Providence Pilgrimage in Europe; we would like to create other opportunities in Asia and Africa.

We have youth who desire to be, do, and think, even when they are without a shepherd; they are youth that ask themselves what their future as adult Christians holds; they are youth who have the heart of our Barnabite Family, but they know little of the Angelic Sisters and know little of the Laity of St. Paul; they are youth who would like to see greater unity and communion in our work with them as religious; they are youth who have need of family, also of a Zaccarian family in this globalized world.

SAMZ, in Sermon V, speaks of the good of the passions when used properly.
These youth have good passions.
-faith, that prays with greater unity
-charity, that is expressed especially in voluntary service
-hope, revealed in the ability to think of the future with intelligence.

Most Reverend Father General, we will not cease to cultivate the “stupendous art of God” that is our youth, with the same passion that our Founder passed on to us.

Thank you.

Speech by the Most Reverend Father General

Francisco Chagas Santos da Silva 

Good evening, it is good to be here,

We had some difficulties organizing this meeting but finally we succeeded.

I thought that by now tired by the youth days it would have been too much to have another meeting, so I thought to skip it, but Fr. Giannicola arranged this meeting here in “Casa Italia” and I am happy for that.

Some of you had already attended the meeting in Rio de Janeiro three years ago, today we have another opportunity for a common experience as Barnabite religious and you, young people.

In 2012, when I became Father General, we already started to work for the possibility of coordination between the youth of our ministries all over the world, in the 18 countries in which we are present. It is a work not only of communicating between you and us, but especially of cultivating a family spirit under the same spirituality and direction, that of SAMZ.

This work of coordination is not easy because there are many difficulties, not on the part of the youth, but often on the part of us religious that look more at our own little garden than to the good of the Congregation, we religious that often ask ourselves why we have to do something additional to our own local effort in order to seek the common good asked for by SAMZ.

We religious have to have the courage to take a step forward and let ourselves be spurred on by youths, such as yourselves.

Therefore our being here is the result of splendid work, beautiful, even if with great struggles; but the more we confront such struggles the more we will experience the grace of God and a sense of family.

Therefore, young Zaccarians, here, in Europe, in Asia, in Africa, in America, you can see in yourselves a true family together with us religious and feel welcome.

Thank you.

***********

Fr. Giannicola:

First of all a thank you to Fr. Geneal for his words.

Now let’s see if any of you have questions or advice to offer. 

Madison, a youth from Belem:
Is there in this work together the possibility, or maybe it already exists, of an exchange among the youth from different places, not just to hear each other but also to do something in other places.

Fr. General:
Yes, we are proposing communal action of youth from different territories. To create occasions of exchange among you is a desire that we want to realize as soon as possible.
Europe is already doing this with work in Albania, a spiritual and social work. In the past there were similar experiences in Africa that were then interrupted. To resume this work is truly important but also requires preparation time so that the communities and the local areas are ready to accommodate you.

Fr. Giannicola:
There are already projects for Brazil either in Rio, or maybe Belem; let’s hope they can be quickly implemented.

Chiara, Rome:
To be Christians in Italy is not easy. In Rome it is difficult to gather other youth. Do you have some advice for our little community on Gianicolo?

Fr. General
The advice I can give you is always relative. It is true that in Europe the youth struggle to remain in the Oratory, in the Church, after Confirmation. What can we do?
It is important to maintain your witness, to continue to gather together, to reflect, to pray, even if you are few. To think of great numbers in Europe is unrealistic. You need to work with the little you have.

Lukas, Warsaw:
We want to ask the Father General what we need to be a Zaccarian Group. We have done little on the Zaccarian Spirituality, what do you expect form us?

Fr. General: I think it is better if Fr. Giannicola responds.

Fr. Giannicola:
We ask that your experience of faith could become an experience also illuminated by the teachings of SAMZ where there be phases done together, steps taken together in which each makes their own contribution; in prayer, in action, in thinking.
But we will have the opportunity on Monday to deepen this sense of belonging.
I thank you for the question and for the steps we have already taken together. 

For now we have to finish up, but before the official photo I would like to take the opportunity to thank:
The Father General for his availability and presence;
All the confreres of Warsaw for their work and the hospitality offered for a year here for all of us and you;
the confreres present with their youth, with which we have begun to work as a network: Let’s not quit working together; we need to for the good of the Congregation;
the Angelic Sisters here present, a significant sign for our young ladies;
the Daughters of Divine Providence.

We will conclude now, before the official photo, singing the Portuguese version of “Let you Run Like Madmen”, “Corremos comos loucos”.