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Viviamo nella società liquida, dell’apparire e dello scomparire, del vestito che conta piuttosto che dell’habitus, della virtù. Papa Francesco chiedeva ai giovani di Torino: recuperate il valore della castità, parola non più usata! Puntate in alto, non vivacchiate. Perché ciò accada però dobbiamo recuperare il valore della sobrietà del sufficiente, contrario al superfluo.
E dove trovare la forza per tutto ciò? Trascorrendo belle e lunghe notti quante si vogliano in orazione. (Sermone IV) C’è una bellezza invisibile dell’orazione che se ben vissuta si rende visibile nel nostro vivere quotidiano. C’è una bellezza invisibile della preghiera che diventa visibile se manteniamo un atteggiamento continuo di orazione, se eleviamo spesso la mente a Dio. Non siamo chiamati tutti a essere monaci ovvero a pregare dimenticando i nostri impegni e doveri, ma siamo invitati a vivere di Dio continuamente.
Etty Hillesum, una donna ebrea uccisa dai Nazisti, pur lamentandosi con se stessa di non sapersi inginocchiare davanti a Dio era ben consapevole di dovere sempre tenere un pezzettino di spazio per Dio nel proprio cuore. Questo suo continuo incontro con Dio (il “futuro presente”) fu talmente forte che non riusciva a odiare nemmeno il suo aguzzino! Ecco la bellezza dell’incontro con Dio che diventa presente, armonia con il mondo.
Chiediamo perciò al nostro Antonio Maria che ci doni quell’abbondanza di zelo non solo nel sostare davanti all’Eucaristia o al bel crocefisso, bensì quello zelo di correre come matti verso il prossimo con la missione di portare a tutti la bellezza dell’amicizia in Cristo.
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(segue) Per questo – continua il Sermone – dicono i santi che, essendo le creature il Libro che doveva leggere l’uomo per camminare al suo Signore, prima che l’uomo peccasse, questo Libro aveva le lettere belle, fresche, ben formate ed appar[isc]enti. Dopo il peccato dell’uomo, le lettere di questo libro contrassero una certa imperfezione e oscurità: e non si cancellarono, no; ma diventarono tutte vecchie, mal leggibili e quasi invisibili.
Ma la bontà di Dio, la quale non guarda la malizia nostra, vedendo che l’uomo tanto ostentava a leggere il predetto Libro, e quasi mai perveniva alla vera cognizione di Dio, togliendo (pren- [/139] dendo) spesso una cosa per un’altra o un altro modo da quello che era fatta, che fece Dio? fece un altro Libro, cioè il libro della Scrittura, nella quale riparò quel primo e gli pose dentro quello di buono che era delle creature; e, cogliendo la perfezione, insegno a partirsi dall’imperfezione e accettando le necessarie, tagliò via le superflue.
Ecco qua, il libro della Scrittura, che ci è stato dato come “riparazione” del peccato, cioè della rottura di quell’armonia, di quella bellezza tra l’uomo e la donna e il creato e Dio.
Da questa ulteriore riflessione l’importanza di leggere il Libro, di navigare tra le acque della Scrittura o pascolare tra i prati verdeggianti della Parola. Leggi sempre i salmi con calma e umiltà… La Scrittura ha in sé una sua bellezza intrinseca che porta frutto, la Scrittura ha in sé ciò che l’uomo aveva tolto al creato proprio per restituire dignità alla bellezza. Tale lettura e tale dignità però richiedono di tagliare via l’imperfezione, le cose superflue.
Un esempio: la scorsa settimana l’azione di confronto e servizio svolta da alcuni adolescenti ha portato a cosa? Ad accorgersi che si può vivere senza superfluo (nel caso il cell.) perché il servizio e l’incontro con le persone valgono di più.
Dio ha bisogno del suo spazio! La natura ha bisogno del suo spazio. Il mio fratello ha bisogno del suo spazio! Dio, la natura, l’uomo hanno bisogno di essere online: perché ciò accada dobbiamo porre offline i nostri marchingegni elettronici o quanto normalmente ci sembra assolutamente indispensabile. (continua)
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(segue) L’ordine e la bellezza delle creature, a che servono? Aiuta a ben intendere, nella sua eccellenza, la grandezza e altre virtù che sono in Dio, e Dio stesso. Quella felicità che vedremo faccia a faccia vogliamo viverla già qui e ora!
La creatura, cioè noi, è chiamata a essere ordinata e bella, cioè in armonia: con se stessa, con l’altro, con il cosmo, con Dio.
Tra qualche giorno festeggeremo il nostro SAMZ, quindi cercheremo di rendere bello questo giorno e per molti di noi sarà un bel giorno, così come lo è stato nel passato, ma, ma: cosa significa bello per dei SAMZ follower?
La creatura è posta nel mondo affinché vada a Dio, la creatura è posta nel mondo come libro da leggere per il bene altrui. L’armonia propria di ogni creatura è una dimensione invisibile che però muove al visibile.
Secondo SAMZ la bellezza della creatura la conduce a creare armonia nell’altro. Un SAMZ follower deve portare armonia, questo il suo ministero e servizio al creato intero.
Abramo è una creatura bella, in armonia con se stessa, per questo può affidarsi a Dio sino all’estremo, per questo è capace – in quanto padre – di fermare il suo gesto e lasciare libero il figlio: quanti di noi sono così liberi da affidarsi completamente a Dio e lasciare liberi il proprio figlio, il creato, Dio stesso.
In questo atteggiamento di Abramo leggiamo quell’ordine e bellezza della creatura che diventa ministero, servizio all’uomo.
Questa è la bellezza che incontreremo faccia a faccia e che il nostro SAMZ propone ai suoi follower!
Abbiamo ragionato sul “futuro presente” dell’incontro con la bellezza di Dio un “futuro presente” di cui siamo ministri a servizio dell’uomo.
Ma come coltivare questa bellezza dell’incontro con Dio e il nostro ministero di servizio all’uomo? (continua)
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SAMZ follower / 1 In un punto della sua ultima enciclica papa Francesco cita la 1 lettera ai corinzi: Alla fine ci incontreremo faccia a faccia con la bellezza dì Dio (13.12) e, prosegue, potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà con noi della pienezza senza fine. (LS 243). Il card. Parolin, parlando all’UNESCO, disse: La bellezza è allo stesso tempo educativa e terapeutica. Di fronte all’intensificarsi di sentimenti di opposizione e di odio, appare necessario ripartire dalla condivisione del bello e dalla lode del creato, valorizzando il contributo che ognuno può offrire e proponendo un riavvicinamento umile e paziente tra gli individui, le comunità e i popoli. Troppo abbiamo dimenticato o perlomeno abbandonato il valore della bellezza in tanti, troppi suoi aspetti; anche per questo, pensando al prossimo 5 luglio mi sono domandato: festeggiare il 5 luglio è sicuramente bello, ma Antonio Maria ha un senso della bellezza? E noi SAMZ follower quale senso della bellezza coltiviamo? Dal Sermone VI leggiamo che: L’uomo, carissimi, è fatto e posto in questo mondo principalmente e solo acciocché vada a Dio, e tutte le altre cose lo aiutano a questo. E se le creature spirituali, le quali sono anch’esse create per unirsi con Dio, e non perché l’uomo sia il fine loro, sono mandate in ministero e servizio dell’uomo, quanto più si concederà delle corporali, le quali sono redritte (indirizzate) all’uomo, come al suo fine? Dove (per cui) tu vedi alcune di esse servire all’uomo, quali in uso, quali in ministero, quali in buona disposizione e valitudine del corpo. [/138] Ma questo non basta loro, che etiam, giovano di più alla condizione dell’uomo, che all’uso ovvero altro ufficio, acciò si compia il detto di Paolo: che le cose invisibili sono conosciute per le visibili (Rm 1,20). L’ordine e la bellezza delle creature, che giova all’uso? Aiuta a ben l’intendere, e maxime l’eccellenza, la grandezza e altre virtù che sono in Dio, e Dio stesso. Una parentesi: la bellezza non è una qualità astratta o semplicemente dipinta o riguardante il futuro dell’incontro con Dio; la bellezza non è solo un futuro, futuro, ma un futuro presente: come tutte e cose di Dio, riguarda un futuro di Dio che si deve costruire qui e ora! A me pare che SAMZ così realmente intenda la bellezza: un modo di essere che rispecchia l’armonia, l’ordine, la bellezza di Dio qui e ora. Come tutti i santi SAMZ percepisce il futuro cui siamo chiamati e lo rende qui e ora nel nostro presente. (continua)
Decathlon, eptathlon e… Vincenzo Vigliotti
Intervista al 7 volte campione italiano di decathlon.
«Se non sei forte di testa difficilmente riesci ad andare bene, sappiamo che il fisico conta il 50%, ma la testa conta l’altro 50%, sono due parti di te che vanno regolate».
Sono queste sono le parole di Vincenzo Vigliotti, ragazzo di 20 anni, altezza m 1,97, ma sembrano molti di più, che pratica atletica leggera; in occasione della “Coppa Europa” (categoria professionisti) di decathlon che si svolgeranno in Polonia il 4 e 5 luglio, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per voi amici del Blog dei Giovani Barnabiti.
Vincenzo è cresciuto a San Felice a Cancello in provincia di Caserta, porta avanti una vita normale, gli piace la musica italiana (quella house lo carica prima delle gare) e andare al cinema, sicuramente un ragazzo umile, che nonostante l’altezza e i risultati in campo sportivo (già sette volte campione italiano) non perde la testa e rimane con i piedi per terra.
Ciao Vincenzo,
Ciao Vincenzo, come trascorri il tuo tempo?
Ovviamente gran parte lo dedico agli allenamenti che sono “fondamentali” per portare avanti i miei sogni e la mia passione. Un impegno giorno dopo giorno per riuscire al meglio nelle prove multiple dell’eptathlon o del decathlon.
Ammetto la mia ignoranza, Vincenzo, mi spieghi cosa sono?
Sono due discipline olimpioniche di atletica leggera composte da 10 discipline, sono divise in due giorni: nel primo si svolgono i 100 metri, il salto in lungo, il lancio del peso, il salto in alto e i 400 metri; il secondo giorno si gareggiano i 10 metri a ostacoli, il lancio del disco, il salto con l’asta, il lancio del giavellotto e 1500 metri. Ad ogni prova viene assegnato un punteggio e alla fine si fa la somma dei punteggi.
Un bell’impegno, peccato che non sia seguito di più!
Anche se sicuramente è meno seguito di altri sport Vincenzo ti confesso che quando si ha una passione non interessa quanto sia seguita, e che con lo sport ha avuto molte soddisfazioni.
Bene, ma come sei arrivato a praticare questo tipo di disciplina?
Tutto è cominciato a scuola, alla mia passione e capacità ai vari campionati locali prima, poi provinciali. Qualcuno mi ha notato e mi ha proposto di andare oltre. Con un poco di preoccupazione e quanto basta di incoscienza mi sono buttato. Certo tutto ciò ha comportato lasciare casa, cambiare ritmi dei tempi, non avere possibilità di frequentare i propri amici…
Ma mi sembra ne sia valsa la pena!
Effettivamente sì, il sacrificio sta ripagando il sogno.
Un’ultima domanda: che rapporto ha uno sportivo come te con la fede?
Sai, mi sto preparando per ricevere la Cresima, non mi va di nascondere la mia fede. Certo mi sono riavvicinato da poco a Gesù e voglio ringraziare molto padre Enrico per l’accompagnamento che mi sta offrendo: un allenatore dell’anima!
Grazie Vincenzo, è stato un piacere aver parlato qualche istante con te e cogliere la tua intraprendenza ma anche la tua voglia di sognare e di credere in ciò che fai
Ormai gli Europei sono alle porte, domani parti con … quindi in bocca al lupo Vincenzo, a te e alla tua squadra, dal Blog di Giovani Barnabiti.
A cura di pJgiannic, Leo e Giacomo
Identiticosessuali e lotta continua
Sono sempre stato educato alla conoscenza delle idee altrui, alla frequentazione di persone che non la pensassero necessariamente come me, al confronto e alla tolleranza e al desiderio di trovare sempre del bene anche là dove molti vedevano solo male.
Potrei ricordare gli anni delle superiori, gli incontri e gli scontri con la sinistra e la destra in continua lotta; o una certa chiesa conservatrice e la conoscenza di una Chiesa del Concilio che aveva in Paolo VI la sua sintesi troppo incompresa; non ho mai approvato definire persone con orientamenti omosessuali con epiteti irrispettosi, o considerarli malati, seppure all’epoca non si parlava di diritti delle persone omosessuali.
Ecco, i diritti. Come già scritto ritengo che la Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo (10 12 1948) sia una conquista dell’umanità, seppure lungi dall’essere attuata, valida per tutte le persone del globo.
Oggi si parla molto di Diritti, ma ho l’impressione che lo si faccia a senso unico verso chi ha più potere e capacità di
L’omosessualità.
Già il termine è ambiguo e di parte perché fa riferimento alla dimensione maschile, forse meglio sarebbe dire persone identicosessuali, ma qui si entra in un ulteriore campo di indagine che richiederebbe una riflessione semantica e scientifica.
L’identicosessualità non può dirsi un problema perché riguarda la persona. Definire l’identicosessualità un problema significa sminuire il valore della persona identicosessuale e già ghettizzarla. Semmai è una situazione della persona che va affrontata perché non sempre rispettata e accolta come una opportunità per tutta la società.
Oggi invece, l’identicosessualità, più che una opportunità sta diventando un problema, una difficoltà non perché mette in crisi una società eterosessuale, bensì perché sta equiparando se stessa, omologando se stessa al già dato. Una società cresce quando sa accogliere, anche con fatica, ciò che è differente, non quando omologa ciò che è differente. Una realtà cresce e fa crescere quando mantiene la propria identità, non quando si omologa. Il termine uguale per tutti, su cui costruire il rispetto per tutti è: maschio, femmina, uomo, donna, individuo, persona. Pretendere che altri termini, come quello di matrimonio, che ha una diversa etimologia, venga equiparato per una relazione tra due persone identicosessuali è riducente per tutti. È riducente anche per la nostra cultura positivistica.
Ma c’è anche un altro aspetto di questa battaglia per i diritti delle persone identicosessuali che è giusto evidenziare: la gara di accaparrarsi il “patrocinio” di questa battaglia (vedi le ditte che hanno patrocinato il gaypride di Milano, o le scelte di Google o Twitter). Filantropia o tornaconto? Ricordate cosa successe alla Barilla?
Tempo fa mi capitò di chiedere un’intervista a una collaboratrice di Vanity Fair, mi venne risposto che non concedono interviste a riviste confessionali, forse se avessi detto: “un prete omosessuale vuole intervistare…” sicuramente il direttore in persona avrebbe voluto concedermi una intervista, ma essendo eterosessuale e avendo fatto voto di castità…
Filantropia o tornaconto?
Come mai ci si preoccupa in modo così accanito dei diritti degli identicosessuali, ma si tacciano i diritti di milioni di persone vessate dalla nostra cultura e politica ed economia occidentale: forse perché i bambini che raccolgono il coltan per i nostri cellulari, non potendosi collegare alla rete, o le persone che fabbricano i nostri tessuti, non potendo acquistare le grandi firme, non hanno i medesimi diritti? E i bambini di questa invisibile terza guerra mondiale?
Ora qualcuno mi accuserà di omofobia, fortunatamente cerco di coltivare una coscienza retta che cerca di riconoscere quella verità presente in ogni persona non rinunciando però alla propria.
Ho imparato a cercare la verità quando dovevo combattere (e prenderle) ai tempi di Lotta Continua, non cesserò di continuare a rispettare chi vive e pensa diverso da me, ma nemmeno di ragionare e affermare la mia opinione.
A questi valori continuo a educare i tanti giovani che mi sono affidati.
p. Giannicola M. Simone b.
Crisi finanziaria, sempre bene parlarne
LA CARTOLARIZZAZIONE DEI CREDITI
Nel 2007, l’economia sembrava crescere di giorno in giorno. L’ultima significante minaccia macroeconomica era stata l’implosione della bolla high-tech tra il 2000 e il 2002. Ma la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, rispose con successo alla recessione emergente riducendo aggressivamente i tassi d’interesse. La combinazione di tassi d’interesse drammaticamente ridotti e l’apparente stabilità economica alimentò lo storico boom nel mercato immobiliare. Nei 10 anni successivi al 1997 i prezzi immobiliari statunitensi di media triplicarono. Ma la fiducia sempre maggiore verso la politica monetaria, l’impressionante ripresa dell’economia dall’implosione della bolla high-tech, e, in modo particolare, il boom dei prezzi relativi alle case a seguito alla riduzione aggressiva dei tassi d’interesse, aprirono la strada verso crisi finanziaria del 2008.
Da una parte, la politica della Fed ha generato minor guadagno su un’ampia gamma d’investimenti, portando così gli investitori a cercare migliori alternative. Dall’altra parte, una minor volatilità e una minor percezione del rischio portarono a una maggior tolleranza verso quest’ultimo nella ricerca di investimenti ad alto profitto. Il mercato finanziario statunitense su mutui e case era ormai al centro di un’imminente tempesta.
Prima del 1970, la maggior parte dei mutui venivano concessi da enti locali come le saving banks o le società di credito. Questo assetto cambiò quando le agenzie Fannie Mae e Freddie Mac iniziarono a comprare i prestiti sui mutui dai creditori e ad unirli insieme per poi rivenderli come ogni altro asset finanziario. Questo processo è conosciuto come cartolarizzazione: il creditore concedeva un prestito al proprietario dell’abitazione, che lo ripagava nel tempo in capitale e interessi; in seguito il creditore vendeva il mutuo a Fannie o Freddie, coprendo il costo del prestito; Fannie o Freddie raggruppavano più prestiti insieme e li rivendevano a blocchi a investitori. L’agenzia (Fannie o Freddie) garantiva la sicurezza sui mutui richiedendo una quota di compenso. Questi erano mutui standardizzati e a basso rischio: i proprietari dell’abitazione dovevano soddisfare determinati criteri che accertavano la loro capacità a ripagare il debito. Ma la cartolarizzazione diede il via a un nuovo mercato di nicchia per i creditori: la cartolarizzazione da parte di aziende private di debiti ad alto rischio a cui non venivano imposti criteri di selezione, i subprime loans. In questo caso era l’anello ultimo, l’investitore, ad assumersi il rischio di non venir ripagato. In questo modo, il creditore non aveva interesse ad accertarsi sull’affidabilità del debitore finché il debito poteva essere venduto a un investitore. Quest’ultimo non aveva diretto contatto con il proprietario dell’abitazione e dunque non poteva controllare adeguatamente la qualità del debito. Iniziò così un forte trend verso una scarsa o addirittura nulla documentazione sui prestiti.
Entro il 2006, la maggior parte dei debitori subprime acquistavano abitazioni prendendo in prestito una somma equivalente al valore della casa! Quando i prezzi sulle case iniziarono ad abbassarsi, il valore della casa era minore rispetto a quella del debito per pagarla… Nell’autunno 2007, l’abbassamento dei prezzi sulle case era sempre più ingente e il mercato azionario iniziò la sua caduta libera. Molte grandi banche d’investimento iniziarono a vacillare. La crisi ebbe un picco nel settembre 2008. Fannie e Mac fallirono e il mercato finanziario statunitense entrò nel panico. Quando le banche iniziarono a non volere o non poter concedere prestiti ai clienti, migliaia di piccole aziende che si affidavano sui loro finanziamenti non riuscirono più a mandare avanti i propri affari. La disoccupazione crebbe precipitosamente e l’economia era ormai entrata nella peggiore recessione degli ultimi decenni.
Lascio a voi ogni commento e invito a leggere Laudato sì, l’ultima enciclica di papa Francesco sulla salvaguardia del creato e le sue critiche all’azione delle banche, troppo spesso non preoccupate dei diritti dei cittadini, loro clienti.
Giorgia L.
Scrivere di droga
Cari amici di GiovaniBarnabiti.it
volentieri pubblico questo scritto di Emanuele, se volete rispondere fate pure!
Cari GiovaniBarnabiti.it,
dopo aver letto l’intervista a padre Patriciello vi scrivo perché voglio parlare della droga.
Questo argomento spesso viene associato al concetto di periferia urbana più che a quello delle grandi metropoli e fa parlare sempre di più se viene accostato ai giovani.
Ci siamo mai chiesti “perché?”, come mai il fenomeno “droga” è accostato maggiormente alle periferie, o specialmente riferito ai teenager?
Proprio questi fatti mi hanno spinto a concentrarmi su una questione di cui tanti parlano ma pochi se ne fanno un problema o si pongono l’obiettivo di dare una soluzione. Così ho deciso di farvi dono di ciò che ho potuto trarre dalle mie personali esperienze vissute in periferia a contatto con giovani che sono visti dalla società come “drogati” quando io li definirei più che altro “annoiati” o “abbandonati”.
Annoiati e abbandonati: due parole chiave perché è proprio in base a queste che i giovani scelgono di fare uso di droghe: perché si sentono abbandonati da una società che li trascura e sempre meno fa appello a loro per un qualsiasi coinvolgimento o da una famiglia che sempre meno si interessa dello stato dei propri figli; perché sono annoiati in quanto la città non offre svaghi, alternative o programmi a questi giovani che alla chiusura delle scuole si riversano nelle strade senza un impiego. Così già dall’età di 15 cominciano ad esserci i primi spinelli, usati proprio per far fronte alla noia estiva oppure giusto per staccare la mente e distrarsi dai problemi quotidiani e familiari.
“Le canne” o “gli spinelli”. Per il 90% dei casi è il primo approccio dei giovani con una droga, proprio perché lo si fa con gli amici, uno tira l’altro e ci si ritrova insieme a farsi due risate; a mio parere se la cosa finisse lì, tralasciando ora il problema dell’illegalità, la cosa non creerebbe danni poiché non si è mai sentito di omicidi, rapine o altro a danno di un ragazzo sotto effetto di cannabis, ma il problema risiede proprio lì, ossia che la cosa spesso non si ferma al comune spinello. Ed è proprio questo tipo di problema che dobbiamo arginare, poiché il compulsivo uso di questa sostanza ne comporterà l’uso di dosi sempre maggiore finché si sfocerà nei veri problemi come cocaina, eroina e droghe sintetiche.
Spesso poi il concetto di drogato viene associato a un ragazzo di bassa cultura, con una pessima famiglia alle spalle e sprezzante delle autorità ma non è sempre così. Lo “spinello” è ormai un qualcosa alla portata di tutti, sia del figlio di papà viziato che del più diligente figlio di buona famiglia tanto che ormai questo “rito” di ritrovarsi insieme a fumare sostituisce quello dell’“Andiamo a prenderci un caffè?”. Oppure “Ti va di fare una partita a pallone?”.
E tutto questo insieme di attenuanti accostato alla inimmaginabile facilità di acquistare droga crea un mix che rende la strada in completa discesa verso la soppressione di nuovi ideali e l’isolamento delle nuove generazioni.
In conclusione questo binomio se non trinomio Giovani-Droga-Periferia è il semplice frutto di una società menefreghista che pensa agli interessi personali e al contentino generale del popolo, il quale, oscurato da false speranze trascura la cosa più importante: i giovani.
Emanuele
Tempo di esami
Il nostro blog è composto da una piccola redazione di 10 giovani che cercano di scrivere su temi di loro personale interesse. Scrivono perché scrivere aiuta a ragionare assai più che parlare; scrivono per capire se ciò che pensano è dicibile, raccontabile!
Scrivere richiede tempo per forza e per fortuna, in questo mondo sempre di corsa, troppo di corsa.
In questo mesi di maggio, giugno e luglio il tempo è poco, perché è tempo di esami che richiede molto tempo per prepararli e sostenerli e anche se in tempo fuori esami tutti dicono che troveranno sicuramente il tempo per scrivere, poi succede invece che questo tempo non si trova! E non c’è smartphone o tablet che tengano: il tempo non si trova!
Almeno in questo gli studenti di oggi non sono diversi dagli studenti di ieri!
Gestire il tempo non è facile, richiede fantasia, disponibilità e pazienza.
Fantasia o creatività perché ogni attimo sia vissuto come unico e irripetibile, mai indifferente agli altri attimi! Penso a quanti vivono in alcuni luoghi dispersi del mondo, dove internet non arriva: lì la gente non muore, lì la gente vive, perché lei e non uno smartphone accende la vita!
Disponibilità perché ogni attimo può regalarti una sorpresa: quando una foglia cade, un fiore sboccia, un lampo ti abbaglia o un nulla ti atterrisce!
Pazienza perché la vita che ci piaccia o no è pazienza.
Da quanti anni vive l’universo? Quanta pazienza nell’attendere l’apparire dell’uomo.
Da quanti pochi anni l’universo geme e soffre a causa della dissennata gestione del “custode del creato”?
Per quanti anni con pazienza l’universo dovrà attendere che il suo custode sappia ritrovare la giusta armonia!
Qualche giorno fa una persona importante parlando all’assemblea dell’Unesco disse: «Come è già accaduto nella storia dell’umanità, simili periodi [di crisi] sono densi d’instabilità e causa di disorientamento. Di fronte all’intensificarsi di sentimenti di opposizione e di odio, appare necessario ripartire dalla condivisione del bello e dalla lode del creato, valorizzando il contributo che ognuno può offrire e proponendo un riavvicinamento umile e paziente tra gli individui, le comunità e i popoli». E, ancora, «Un’educazione sensibile alla bellezza si consolida e diviene più matura nella cura dell’ambiente, nell’attenzione al prossimo, nella partecipazione agli ideali. L’educazione si fa carismatica. Carisma, di fatto, viene dal greco chàris che è anche la radice di grazia, gentilezza e gratitudine: questa bellezza ha un bisogno vitale di gratuità e di condivisione».
La bellezza, il bello, questa grande dimenticata dalla nostra società del selfie! è ancora necessaria e raggiungibile: bastano un poco di fantasia, disponibilità e pazienza!
Quella fantasia, disponibilità e pazienza che il Creatore ha con tutti noi.
Buon tempo di esami cari GB blog writers!